L’opinione – Ricostruzione. Finalmente si imbocca la strada giusta
(di Giampaolo Ceci) – Il 7 aprile scorso è stata emanata l’ordinanza n 2931 a firma Silvio Berlusconi.
È un’ordinanza passata inosservata a molti, ma che invece può costituire un primo importate passo per velocizzare finalmente il processo della ricostruzione.
Cosa dice di importante questa Ordinanza nel solito burocratese? Una cosa semplice: “Il commissario può avvalersi degli Enti proprietari dei relativi immobili quali soggetti attuatori, nei limiti delle risorse umane e strumentali già disponibili a legislazione vigente, i quali possono provvedere ove necessario con le deroghe riconosciute allo stesso Commissario”.
Tradotto in linguaggio comune: Il commissario può autorizzare la Provincia a gestire i fondi e i relativi procedimenti per riparare le scuole secondarie e le strade; il comune potrà essere autorizzato a gestire la riparazione delle opere pubbliche di sua proprietà, l’ATER potrà riparare direttamente le sue abitazioni popolari, e così via.
Fino ad ora per paura di irregolarità (che statisticamente ci saranno comunque) invece TUTTI gli affidamenti e le gare di appalto doveva transitare dal Provveditorato delle Opere Pubbliche che ovviamente faceva e ancora farà fatica a gestire la mole di attività che gli è capitata addosso.
Ci si è resi conto finalmente che la decisione di accentare tutto al Provveditorato non funzionava e creava un pericoloso ed inutile “collo di bottiglia”, seppure la soluzione era dettata dal nobile intento di dare maggiori garanzie di legalità nella gestione dei fondi.
Gli enti locali ora, se il commissario lo volesse, potrebbero gestire tutti gli affidamenti: da quelli dei progettisti alle gare di appalto per l’affidamento dei lavori. Tutto rientra nella loro normale attività seppure molti dovranno fare uno sforzo notevole per fare fronte alla mole di lavoro dato che, inspiegabilmente, l’ordinanza impone loro di farlo con le loro attuali forze.
Come per ogni buona notizia però si aprono i soliti pericoli che dovrebbero essere evitati con norme oculate ed efficaci.
Travasare una gran mole di danaro a strutture decentrate che fino a ieri avevano gestito le loro scarne risorse alimenterà sicuramente anche gli appetiti dei soliti “potenti” locali che si riappropriano delle decisioni strategiche sugli affidamenti degli incarichi e degli appalti col solito giochetto dell’offerta più vantaggiosa.
L’applicazione dei principi della competenza, congruenza, trasparenza e rotazione, auspicata dal legislatore in troppi casi è stata una mera chimera.
I dirigenti hanno spesso tralasciato di rispettare questi principi affidando incarichi sotto i centomila euro agli studi amici del proprio partito se non peggio. Un albo pubblico che consenta di sapere da chi e a chi vengono affidati i lavori di progettazione, potrebbe essere la soluzione per contenere il prevedibile fenomeno? Perché no. Non costerebbe nulla basterebbe che ogni stazione appaltante sia obbligata a riportare i nominativi del dirigente che conferisce l’incarico e quello degli studi scelti con una nota riportante i criteri usati per l’affidamento.
Si potrebbe rendere noto anche l’importo dell’affidamento, così anche la Guardia di Finanza sarebbe contenta. Così facendo almeno il criterio della rotazione sarebbe certo.
Volendo, sono sicuro che il comune dell’Aquila potrebbe fare anche di meglio, ora che dispone di una struttura informatica che renderà quantomeno dignitoso il sito internet della Città.
Stesso discorso per gli affidamenti alle imprese.
Resta invece insoluta la disparità di trattamento tra appalti pubblici e quelli privati che ancora inspiegabilmente non vengono normati. La mancanza di requisiti minimi per assumere i lavori sembrerebbe una decisione concordata coi costruttori locali perché consentirebbe loro di acquisire appalti per i quali non posseggono le attestazioni di legge: una pericolosa arma a doppio taglio su cui non voglio qui intervenire.
Ma guardiamo il lato positivo della recente ordinanza: il tappo è stato tolto e resta il fatto che è stata una buona decisone. Ora la spesa potrà essere velocizzata e la ricostruzione ingranerà certamente la seconda. Ora bisognerebbe pensare a come ingranare la terza o quantomeno togliere il freno a mano.
Non sarebbe male se, si trovasse anche una soluzione per ridurre a livelli accettabili, sia la difficoltà di interpretare le norme che la sfiancante burocrazia connessa all’approvazione dei progetti.
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