Terremoti, alluvioni e tasse sulle digrazie
L’Aquila – (di Gianfranco Giuliante) – La necessità, sostenuta da più parti, di sollevare il problema di incostituzionalità delle norme che impongono l’utilizzo di fondi regionali per il ristoro dei danni dovuti a calamità è palese ma il Ministro Tremonti continua la sua “personale battaglia”. In data 31 marzo, il Dipartimento di Protezione Civile chiede alla Regione Abruzzo di certificare l’avvenuto aumento delle tasse ed accise per poter procedere all’emanazione, di concerto con il Ministero dell’Economia, della relativa ordinanza per gli eventi alluvionali che hanno colpito il teramano. Siamo convinti che questa soluzione (tassa sulle disgrazie) sia un danno enorme per tutte le regioni ma soprattutto per quelle a rischio.
Appare evidente che aumentare al massimo le aliquote fiscali regionali, anche addizionali e le accise sui carburanti per creare un “fondo emergenze” da cui attingere in caso di necessità, significhi per molte regioni ed in particolare per l’Abruzzo, bloccare qualsiasi tentativo di rilancio e sviluppo.
Vogliamo ricordare , infatti, che l’Abruzzo per superare la difficile situazione del debito sanitario ha già aumentato le proprie accise sui carburanti, a cui si aggiungono i recenti aumenti nazionali per la cultura, senza contare la continua e mostruosa lievitazione dei prezzi della materia prima. Il quadro è ancora più inquietante se consideriamo che le aliquote regionali attuali già gravano pesantemente sui bilanci familiari e sulle aziende che stanno faticosamente tentando di uscire dal guado della crisi economico- finanziaria.
Non dobbiamo poi dimenticare che l’Abruzzo, dal punto di vista delle emergenze, ha un primato poco invibiabile. Un terremoto ha distrutto l’Aquila, capoluogo di Regione e con essa, oltre alle 309 vittime, tutto il tessuto socio economico. La recente alluvione in Provincia di Teramo, oltre che provocare ingenti danni materiali ed economici, ha rappresentato il degno epilogo di quello che, a ragion veduta, può essere considerato un “biennius orribilis”.
Quanto previsto nel decreto si è dimostrato, sin da subito, inadeguato.
Alla sua prima applicazione ci si è bloccati immediatamente. La concertazione preventiva con il Ministero dell’Economia, imposta dal nuovo decreto, e la conseguente decurtazione ragionieristica e a “prescindere” ha importato, ad esempio, la rinuncia da parte dell’architetto Goio ad accettare l’incarico di commissario per i lavori di dragaggio del porto di Pescara, laddove si sarebbe trovato a disposizione una cifra inferiore di quella necessaria per risolvere il problema (meno di 2 milioni contro i 20 previsti).
La sola applicazione per i primi due problemi post decreto (alluvione e dragaggio del porto di Pescara, per il quale c’è chi ipotizza la regionalizzazione delle spese), importerebbe la “distrazione “ dal bilancio regionale di quasi 100 milioni di euro, frutto di una nuova tassazione a carico dei cittadini abruzzesi che andrebbe a sottrarre risorse importanti ad ipotesi di rilancio e di ripresa economica.
Altro che patto per l’Abruzzo per la concreta soluzione dei problemi che gravano sulla regione!
Vogliamo ricordare,infine, che tra pochi mesi i cittadini aquilani dovranno restituire quanto non versato nel primo anno di emergenza, acui si aggiungerebbero queste nuove tasse.
Ci sembra, quindi, un’ipotesi non praticabile e anche di “cattivo gusto”.
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