Vasi di coccio e insoliti soprassalti
(di Gianfranco Colacito) – Se la politica abruzzese la immaginiamo come un aggregato di vasi, non aspettiamo che ve ne siano di coccio ma anche di metallo, quindi più resistenti. Sono tutti di coccio, cioè fragili. Lo conferma la vicenda Giuliante. L’assessore regionale aquilano alza la voce in difesa della sua città , e ha da ridire sui travasi di risorse sanitarie e mediche verso i malconci ospedali del Teramano. Chiodi s’indigna e lo licenzia. Anzi, gli sospende le deleghe. A memoria, non pare che sia mai accaduto prima, almeno nella Regione Abruzzo. Risse, scontri, guerre di spartizione e di campanile ci sono sempre state, in questa terra di guerre tra poveri. Mai nessuno ci ha rimesso le deleghe, cioè ha subito una punizione per aver espresso delle opinioni. Con quel che succede oggi in politica, punire un indisciplinato togliendogli la sedia da sotto i glutei è davvero inedito. Vasi di coccio, in una coalizione di coccio litigiosa e arruffata. Oggi, 13 aprile, già di parla di marcia indietro: i saggi Piccone e Di Stefano, capi del PdL abruzzese, avranno usato gli idranti e calmato i bollenti spiriti. Al popolo abruzzese non possono piacere vasi di coccio: ne vorrebbero di più robusti e utili alla collettività . Forse i politici di tutti i livelli, da quelli altissimi tra Arcore e Roma, fino a casa nostra, non hanno ancora capito – e in tal caso non sono intelligentissimi – che alla gente non piacciono le risse, né i soprassalti di severità in un luogo in cui polso e decisionismo non ci sono mai stati. Qui rigore, inflessibilità , carattere, sono attributi che vengono riferiti ad altri popoli, non a quello italiano. E quindi farvi ricorso non convince nessuno, caso mai stupisce. Già , siamo ridotti così male… Quando facciamo la faccia severa, non ci crede nessuno. E tutti corrono a comperare tarallucci e vino. Che operetta.
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