Salone Mobile, pensando a L’Aquila
Milano – (di Michele De Lucchi) – Sono arrivati da Alessandria, Asti, Chieti e L’Aquila, con le tute da lavoro, i camion e le gru, così come, probabilmente, erano andati a L’Aquila due anni fa, certamente in uno stato d’animo molto diverso. A L’Aquila la sciagura era così grande che, solo l’avvicinarsi a quei luoghi, portava sgomento e disperazione e mi immagino che lo spettacolo della distruzione deve essere stato così grande da rimanere impresso per tutta la vita.
Oggi no, per fortuna, non è così.
La Ca’ Granda è solida e le bellissime arcate del grande chiostro sono lì a sfidare i secoli: i pompieri sono arrivati per dare a tutti noi l’occasione di ricordare quanto può essere fragile la vita sulla Terra, anche dopo il recente terremoto in Giappone.
I consolidamenti delle arcate sono lì, bellissimi, e sono un’architettura sopra l’architettura e, se non fosse per i riferimenti, una bellissima installazione d’architettura e d’arte.
Non c’è più tanta gente capace di fare queste cose in legno, in così breve tempo e con così tanta competenza.
Questi pompieri sono gente autentica, che si dedica con passione e abnegazione, pronta a sfidare qualsiasi situazione d’emergenza nella più drammatica condizione.
Il legno è delicato e sensibile e queste installazioni portano tutto il possibile rispetto alle arcate, alle colonne e ai rilievi scolpiti sulla pietra della Ca’ Granda.
Il confronto è umile e grandioso e questo delicato telaio di travetti si sobbarca l’enorme peso di imponenti strutture murarie.
Oggi i consolidamenti si fanno sempre più spesso con tubi in ferro e altri elementi industriali che semplificano le operazioni e rendono più efficaci gli interventi, ma invece proprio queste strutture, in povero legno d’abete, sono i simboli della rinascita de L’Aquila, che tutti ci auguriamo e aspettiamo con impazienza.
Non è questo il momento di polemizzare su quanto è stato fatto e non fatto, ma è il momento di ripuntare l’attenzione sulla grande sciagura che ha colpito L’Aquila e sulla necessità di riportare in quella direzione gli investimenti finanziari.
Quello che manca a L’Aquila oggi è questo.
Qualcuno che abbia grandi risorse economiche, ma soprattutto che ci creda.
Così come ci hanno creduto questi pompieri, uomini d’Italia, che sono partiti per L’Aquila quel 6 aprile 2009 e per Milano il 6 aprile di due anni dopo: persone che hanno qualcosa da insegnare nel fare le cose e nel crederci.
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