“Ciò che non è stato e non è”
L’Aquila – Scrive Ugo Centi: “Il centro storico dell’Aquila era l’espressione dell’identità culturale stessa della città. Ma già prima del sisma era oggetto di una terziarizzazione incontrollata che aveva in sostanza “espulso” molti abitanti. Averlo trasformato in pub-ficio o residenza di prestigio per ceti più abbienti era già declino e degrado. Una seria politica di salvaguardia è sempre mancata. Dai micidiali sventramenti degli anni ’30 allo stillicidio di demolizioni-ricostruzioni del dopoguerra, la situazione era già compromessa. Il colpo di grazia lo ha dato il terremoto. L’unica terapia ammessa per il centro storico doveva essere il restauro ed il risanamento conservativo. Tutto il centro andava (e va) considerato come un monumento unitario. Ma ciò non è stato e non è. L’epoca attuale, per la prima volta nella storia, ci mette in grado di comprendere, e quindi rispettare, quanto ci ha lasciato il passato. All’Aquila ciò comporterebbe, prima ancora della ricostruzione, fissare quali sono le destinazioni d’uso incompatibili con la storia nonché stabilire la conservazione delle aree libere e verdi e di quelle liberabili dalle demolizioni. La priorità delle priorità dovrebbe essere codesta. Ed invece si marcia allegramente in direzione ostinata e contraria, infischiandosene del bello e del brutto. Di quest’ultimo, soprattutto”.
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