Ienca, sarà un santuario per Woytjla – Attesi pellegrini e fedeli a migliaia
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) - (Foto: San Pietro alla Ienca, folla di pellegrini e visitatori, Pasquale Corriere) – Anticipavamo nell’editoriale di ieri una notizia, che secondo noi celebra in modo differente il 6 aprile: si accende una speranza, vera, solida. di alto valore anche spirituale. La chiesina del papa alla Ienca, San Pietro scabra e costruita con semplici sassi e macigni, sarà un santuario. Il riconoscimento da parte del Vaticano è imminente e a Pasquale Corriere è stato garantito dalle autorità ecclesiastiche. Locali e centrali. La notizia è circolata, ed ha trovato conferma, ieri durante la calebrazione della messa per il papa che amò L’Aquila e il Gran Sasso, a San Pietro della Ienca, presente una folla di fedeli e non fedeli che amano quel luogo di enorme suggestione, sulle gibbosità aspre del Gran Sasso e di fronte alla cima Woytjla, dedicata al pontefice sei anni fa. Appena dopo la morte. Nulla in vita, per il grande visitatore che decine di volte scelse il Gran Sasso, e altre montagne abruzzesi, per le sue passeggiate, le sue “scappatelle” dai fasti vaticani, magari solo per camminare sull’erba e mangiare un panino passando lo sguardo sui profili imponenti della montagna. La messa è il solo ricordo del papa, L’Aquila ufficiale e politicamente rissosa e arcigna non ha detto una parola. Nemmeno un comunicato delle istituzioni, solitamente loquaci quando si autoelogiano. Mute sul papa.
Non hanno capito proprio niente, poveri politici.
Il riconoscimento del santuario significherà , come vedremo nei prossimi giorni quando se ne saprà di più, migliaia di pellegrini e turismo religioso, con l’inserimento di San Pietro tra gli itinerari di un flusso internazionale che non conosce soste o riduzioni. Una fortuna per L’Aquila, del tutto immeritata da chi è stato totalmente incapace di intuire, e quindi di fare. Tutti meno uno, Pasquale Corriere, consigliere comunale, politico di lunghissimo corso, galantuomo di tante stagioni sempre con un chiodo fisso: San Pietro e il papa, le sue visite, le sue presenze toccanti e fuggitive. Ma tante. 15 anni dedicati ad un solo obiettivo, sul quale per tanto tempo è rimasta scettica anche la chiesa aquilana. Oggi il traguardo è a vista. Fine aprile, e ne sapremo molto di più, alcuni con stupore. Nel nome di Celestino V e di papa Woytjla potrà esserci la vera rinascita (anche economica) della città e dei dintorni, oltre che del Gran Sasso. Come in tutte le cose, la politica aquilana è rimasta cieca, sorda e inerte. Altri ci hanno pensato. Chi sa cosa vedevano gli occhi dal taglio obliquo del Grande Ospite, quando accarezzavano la “sua” montagna. In un’intervista ai Piani di Pezza, che riuscimmo avventurosamente ad ottenere insieme a due colleghi, arrampicandoci con una Panda fino alla jeep del pontefice lungo un sentiero impervio, molti anni orsono, papa Giovanni Paolo II ci disse asciutto: “Sì, certo che amo queste montagne, e le conosco. Certo”.
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