Cronaca da Lanciano e dintorni
Lanciano – ARRESTATO DURANTE VISITA IN CARCERE – Era andato a far visita ad un suo parente in carcere, e le porte della casa circondariale si sono aperte anche per lui. Nei confronti di Miccoli Damiano, questo il nome dell’uomo, classe 50, nativo di Taranto ma residente a Napoli, era stato spiccato un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bologna, per l’espiazione di una pena residua di 5 anni e 1 mese relativa alla violazione dell’art. 73 del D.P.R. 309/1990. La giornata del Miccoli, iniziata serenamente, ha quindi preso una brutta piega quando gli uomini della pattuglia radiomobile del NOR hanno improvvisato un posto di controllo nelle immediate pertinenze del carcere e, a seguito di riscontro, hanno potuto notificare all’uomo il provvedimento e accompagnarlo presso l’Istituto da cui era appena uscito dopo aver fatto visita al congiunto, con cui ora avrà molto decisamente molto tempo da spartire.
DENUNCIA PER RICETTAZIONE – A seguito di una denuncia di furto di un telefono cellulare, i militari della Stazione di Lanciano, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici relativi all’Imei del summenzionato apparecchio, hanno potuto deferire in stato di libertà M.C., classe 51, nato ad Ancona e residente a Camerata Picena (AN) per ricettazione, ai sensi dell’art. 648 c.p.
CARTA DI CREDITO – Se si fosse limitato, così come aveva fatto, a sottrarre al padre il portafogli e prendere dei soldi, non sarebbe stato passibile di alcuna denuncia, poiché l’art. 649 del c.p. esclude la punibilità nei casi in cui il furto è commesso nei confronti del coniuge (non separato), di un discendente o ascendente (quindi, il proprio padre), o di un affine in linea retta, o dell’adottante (ed è proprio questo il nostro caso specifico) o dell’adottato, o infine di un fratello o di una sorella conviventi. Invece, C.P., 30enne di origine colombiana, figlio adottivo della vittima, non si è limitato a prendere il portafogli del padre pensionato, ma è andato oltre, sottraendo a questi la carta di credito e spendendo ripetutamente i soldi dell’ignaro padre. L’uomo, in un primo momento, aveva presentato querela temendo di essere vittima di una frode informatica, reato perseguito dall’art. 640 ter in quanto il danno subito ammontava a circa 10.000,00 € complessivi, a cui gli ignoti malfattori erano arrivati attraverso una serie di pagamenti. Ma quando dalle indagini è emerso che, in realtà, il malfattore non era affatto “ignoto”, ma aveva le generalità del suo figliolo adottivo, l’uomo aveva tentato di ritirare la denuncia. Il problema, però, è che l’indebito utilizzo di carta di credito configura una fattispecie di reato a se stante, che esula dal succitato atr. 649 e, quindi, rende punibile anche gli immediati congiunti che si fossero resi autori del detto reato. Quindi, C.P. è stato deferito dai militari della Stazione di Lanciano alla locale Procura.
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