Darwin, 200 anni
L’Aquila – Carlo Darwin, 200 anni dopo, appare come una pietra miliare lungo una strada lunghissima che porta lontano, verso il chiarore. Lo scienziato che ci rivelò la nostra carta di identità (discendenti della scimmia, senza turbamenti…) rappresenta oggi più che mai la prevalenza razionale e limpida del sapere sulla credulità e sui “punti fermi” imposti da secoli di oppressione religiosa, di perbenismo vittoriano, di moralismo deleterio.
Nelle nostre università abruzzesi si insegna la storia dell’evoluzione, come l’ha impostata lo scienziato britannico, e si parla a mente libera anche del creazionismo, come posizione culturale del passato.
In blasonati atenei americani, dove chi riesce a entrare paga rette astronomiche ed elitarie, spesso rifiutano Darwin e l’evoluzione: è così, anche se a molti appare incredibile. Lo stesso Bush era creazionista. Non foss’altro che sotto questo aspetto, siamo ben avanti alla cultura americana. Non è poco. Meno male comunque che ora c’è Obama.
L’Aquila vuol essere, e speriamo che lo diventi davvero, Città della Scienza. Ci auguriamo iniziative e confronti civili e illuminati anche sull’argomento Darwin, proprio in questo duecentesimo anno, il 2009, che speriamo segni un… evoluzionismo intellettuale della città , in cui non si può soltanto parlare sempre di meschinerie e piccolezze, debiti, incompiute e diatribe politiche, in totale assenza di orizzonti più vasti e di genuini impulsi culturali.
Mentre i neutrini fluiscono da Ginevra al Laboratorio del Gran Sasso, utili a rivelare verità scientifiche di grande profilo, ricordiamoci di menti illustri e grandi profili umani e intellettuali. Che ne pensate, a proposito, di una bella statua a Galileo, o a Newton, oppure ad Einstein, all’ingresso principale della futura Città della Scienza? Voliamo alto, perchè l’aquila (quella con le penne) lo fa per tutta la sua vita. Ne portiamo il nome, diamogli un senso.
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