Spee, il Comune ha colpito e affondato: in fumo progetto di alta tecnologia e 40 assunzioni
L’Aquila – (di Mardin Nazad) – FINISCE ALTROVE CLOUD COMPUTING DOPO IL NO ALL’INSEDIAMENTO – Si chiama Cloud Computing l’innovativo progetto portato avanti dalla All in One, una delle sei società del Gruppo Spee, azienda aquilana leader nel campo dell’ingegneria, nelle tecnologie, nei sistemi e nei servizi di sicurezza. “E’ un progetto che viene già considerato tra i più innovativi dei prossimi 10 anni” spiega il Presidente dell’azienda, Luciano Ardingo.
Si tratta di un servizio che permette di trasferire tutte le infrastrutture tecnologiche Ast in una nuvola (ecco perchè “Cloud”, n.d.r), per cui qualsiasi azienda, qualsiasi persona, riesce,attraverso un collegamento internet, ad avere a disposizione infrastrutture, server, back up, storage, senza che ci sia bisogno dell’infrastruttura all’interno della propria abitazione. Basta avere un accesso ad internet e si può disporre di tutti i programmi, di qualsiasi sistema operativo (da Linux a Windows), utilizzando una qualsiasi periferica (Ipad, computer, iPhone) da qualsiasi parte del mondo. Ma,incredibile a dirlo, il sogno della “nuvola” è stato nebulizzato…
“Per realizzare tutto questo avremmo speso soldi nostri, circa 4 milioni di euro- continua Ardingo- E avremmo dato occupazione a circa 40 persone, di cui 5 amministrative e 35 altamente specializzate.” Come è andata a finire? Ebbene, l’opportunità di portare, anche nelle zone rurali del nostro territorio, una tecnologia tanto avanzata è stata troncata in pieno dal Comune.
Nel 2005, venne approvato l’ampliamento del lotto sul quale sarebbe dovuto nascere il nuovo insediamento industriale e il 27 settembre dello stesso anno il Comune legittimò la costruzione dell’investimento. A seguito della concessione il 28 ottobre successivo, la Spee acquistò il terreno pari a 5000 metri quadrati.
Tuttavia, nel 2010, giunge dal Comune un diniego di permesso a costruire per “i contrasti con l’art. 16 delle norme del P.R.T.E., poichè nelle zone industriali non è ammesso un fabbricato per beni e servizi”, lamentando,tra l’altro, la non risposta a una loro precedente comunicazione, che tuttavia all’azienda non è mai pervenuta, come ci spiega il presidente: “Negli atti si può verificare che questa lettera non è mai stata indirizzata a noi.” Ma dopo la richiesta avanzata dal Gruppo, il 4 febbraio scorso, di poter accedere agli atti dell’amministrazione, ogni tentativo di comunicare con il Comune è stato vano. “Da quel momento non ci è rimasto che intraprendere delle azioni di tutela nei confronti del nostro business spostandoci a Milano. Andando a tirare le somme, infatti,l’unica risposta che abbiamo ricevuto dagli Enti ci è pervenuta dopo 10 mesi dalla nostra istanza, i costi che abbiamo prodotto sono di circa 230 mila euro e per di più il rengineering del progetto (per spostarlo a Milano) ci causerà altri tempi e altri costi. Questa decisione ormai non è più negoziabile. Questo è un territorio che produce entropia: l’Aquila è una città che non riesce a trasformare le potenzialità in concretezze. Ma ora vi invito a riflettere, alla luce di certe situazioni, qual è la speranza per il futuro di questo territorio?”.
Non c'è ancora nessun commento.