“Cialentea”, ricostruzione è soltanto cemento o anche economia urbana?


L’Aquila – (di G.Col.) – L’Orestea è una trilogia formata dalle tragedie Agamennone, Le Coèfore, Le Eumènidi con cui il poeta greco Eschilo vinse nel 458 a.C. le Grandi Dionisie. Delle trilogie di tutto il teatro greco classico, è l’unica che sia sopravvissuta per intero. Noi abbiamo a L’Aquila la “Cialentea”, anche questa destinata a sopravvivere per intero. E forse ad essere più di una trilogia. La fase finale era prevista per il 28 marzo: dimissioni del sindaco da ritirare o confermare. Non ci si arriverà, perchè i bene informati sanno che il sindaco Cialente otterrà ciò che chiede (i soldi per il bilancio) da un uomo che è già sulla strada della beatificazione, il fiero marso Gianni Letta. Uno al quale va bene ciò che si diceva degli antichi Marsi: nè senza, nè contro di loro…
SCENEGGIATA – Una sceneggiata, quindi, che sotto qualche aspetto è risultata salutare: ha scoperchiato l’argomento principale, la ricostruzione; generato polemiche; attizzato fuochi che avevano bisogno de “ju zuffulaturo”, come si chiamava un tempo il tubo di ferro in dotazione ad ogni camino, usato per soffiare sul fuoco casalingo e ravvivarlo. Come strategia politica, quella di Cialente è risultata efficace. Soprattutto per i suoi disegni.
Ma è tempo di approfondire gli argomenti senza franzoli e senza infingimenti. Tentiamo di farlo senza annoiare.
BILANCIO – Basteranno davvero solo i 25 o 30 milioni per il bilancio ad annacquare la prima tragedia della Cialentea? Era solo questione di soldi? Forse no, forse era solo un ottimo pretesto per dar fuoco alle polveri.
RICOSTRUZIONE 1 – Cialente fa fuoco e fiamme urlando che la ricostruzione non è cominciata, e non per colpa sua. Non ci sta a fare il parafulmine se L’Aquila è tutta ancora a terra, fatta eccezione per l’ANAS e per le realizzazioni della Caritas, peraltro non certo assecondate dal Comune. Ma cosa dovremmo ricostruire? Non c’è un progetto, non c’è un’idea di cosa fare e come farlo. Nessuno ha detto agli aquilani: la città la rifaremo così e così. Mancano progetti, idee fondanti, obiettivi delineati. Scenari autorevoli e pensati culturalmente. Se ricostruzione significa lavorare nei cosiddetti aggregati, cioè rifare i palazzi e le case com’era e dov’erano, lo debbono dire. La verità è che un progetto per L’Aquila non esiste. E la colpa non è di Chiodi o del governo. Neppure della Struttura di missione. Ma è sicuramente tutta aquilana.
E’ che un progetto ragionato, approvato, esteso, prodotto da esperti e urbanisti, non è stato partorito: nessuna mente era… incinta, evidentemente.
RICOSTRUZIONE 2 – E’ quella economica e produttiva. Nessuno, nè tanto meno Cialente, può prendersela con commissari e ministri, Berlusconi o Letta, se L’Aquila è oggi assai peggiore di com’era prima: prove sotto gli occhi di tutti. Ne elenchiamo alcune recenti: Thales Alenia (niente di fatto per un nuovo sito); progetto bocciato alla Spee di Ardingo per 4 milioni di investimenti e 40 assunzioni; mercato degli ambulanti al di là da venire dopo 2 anni, soldi disponibili. Bastano questi argomenti? Ce ne sono molti altri. Non è così che si ridà impulso ad economia, occupazione, imprenditoria, voglia di lavorare. Così si soffoca ogni iniziativa, e c’è da pensare che, almeno per gli ambulanti, esista un grande frenatore da qualche parte. Poteri occulti che non vogliono gli ambulanti. Grandi centri commerciali che temono di perdere clientela. Chi sa cos’altro.
MONUMENTI – Neppure un soldo per i monumenti aquilani. Le generosità straniere si sono esaurite in sporadiche donazioni. Promesse e paroloni dimenticati. Quale parte della trilogia Cialentea si occupa di questo enorme problema? L’Aquila è inutile ricostruirla senza monumenti, palazzi, storia e bellezze. Tanto vale lasciarla quella baraccopoli, quel gran luna park che è oggi.
TIMORE DI LOBBIES – Nelle sue esternazioni nel corso della Cialentea, il sindaco lancia il sospetto che vi siano grandi lobbies, grandi imprese che frenano la ricostruzione, per impossessarsene scacciando aquilani e abruzzesi. Se il sindaco sa, deve parlare e fare nomi e cognomi. Se non sa e lancia solo sospetti, bene, che vengano pure le lobbies, purchè la ricostruzione cominci davvero.
MAGGIORANZA – Se la Cialentea prevede il ritorno del sindaco alle redini, egli ha il dovere di dire prima di tutto quale maggioranza lo sostiene, e se c’è una maggioranza. Altrimenti ricominciamo peggio di prima. Nuovi poli e lanci di ciambelle di salvataggio da destra e da sinistra non bastano. Occorre una maggioranza seria, solida, sottoscritta e leale. Altrimenti meglio il commissario, diciamolo chiaramente.
LA GRANDE DENUNCIA – C’è, infine, la grande denuncia in Procura che sta preparando l’avv. Fabio Alessandroni per l’associazione dei 309 martiri. Colpirà tutte le istituzioni e chi le occupa e occupava? E’ un tragico dito puntato su chi doveva adoperarsi per la sicurezza della città prima del sisma, e, secondo l’associazione, non lo fece. Sarà un atto drammatico e doloroso, un esposto su fatti gravissimi e documentati.
Una tempesta che soffierà sulla ricostruzione, ammesso che ce ne sarà mai una. E sulla squinternata, immatura e febbricitante politica aquilana.


22 Marzo 2011

Categoria : Cronaca
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