Regione: seduta solenne per i 150 anni sotto la rocca di Civitella Del Tronto


Civitella del Tronto – Il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, ha aperto con le note dell’Inno di Mameli, la seduta solenne del consiglio regionale conclusasi a Civitella del Tronto per celebrare l’anniversario dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia. Presidenti in aula sindaci, i presidenti delle quattro province abruzzesi e le autorita’ militari regionali. L’assemblea ha osservato, inoltre, un minuto di silenzio per esprimere cordoglio alle vittime del terremoto giapponese.
“Siamo qui, a Civitella del Tronto, con la sua splendida fortezza preziosa testimone della storia unitaria del nostro Paese, per dare come Regione Abruzzo il nostro contributo di idee e di riflessioni su una ricorrenza importante quanto doverosa. L’Unita’ d’Italia credo vada ricordata innanzitutto senza retorica, senza false enfasi o eccessivi spunti polemici, vissuta comunque come evento miliare nella storia individuale di un popolo e politica di un territorio”. Lo ha detto il presiente della Regione Chiodi nel suo discorso alla seduta straordinaria del Consiglio regionale a Civitella del Tronto dedicata ai 150 anni dell’Unita’ d’Italia.” “In un’epoca, quella risorgimentale, caratterizzata da nuovi humus culturali e da profonde spinte nazionaliste, l’Italia – ha osservato Chiodi – non poteva rimanere fuori dal progetto evolutivo degli Stati europei. In presenza di illustri storici, qui riuniti in occasione di questa seduta solenne dell’Assemblea regionale, non spetta certo a me ripercorre le tappe che hanno preceduto la nostra unificazione. Di certo, giungeva in un momento che, temporalmente trasposto, puo’ essere paragonato a quello attuale della globalizzazione. Almeno quanto a desiderio di spingersi oltre, di aprirsi all’altro, di cercare nuove opportunita’ di lavoro e di vita. Anche se poi furono i regnanti del tempo, attraverso giochi di potere, a decidere i confini di uno dei piu’ giovani Stati nazione. In questi 150 anni, l’Italia ha affrontato periodi esaltanti, di intensa aggregazione umana e sociale, e periodi di profonda crisi, di dolore e sofferenza. Ma mai e’ mancato quello spirito di solidale condivisione proprio di un popolo unito, tale non perche’ lo aveva detto Mazzini o Garibaldi o Cavour, o perche’ sancito da trattati internazionali, ma in virtu’ di un convinto comune sentire. C’e’ chi ha visto in questi 150 anni di Italia, e non piu’ di regni, ducati e granducati, una fragilita’ di fondo che credo invece di poter escludere. Anche se spettera’ alla storia ufficiale confermare la forza identitaria di quegli uomini e quelle donne che seppero lottare ed anche morire per affermare un’idea”. (AGI) Com/Ett (Segue)
“La scelta di celebrare il Consiglio regionale, in seduta solenne dedicato ai 150 anni dell’Unita’ d’Italia, a Civitella del Tronto non e’ marginale – ha detto il Presidente Pagano -. Dal punto di vista storico, questa Fortezza rappresenta l’ultimo baluardo borbonico di fronte all’avanzata dell’esercito piemontese: Civitella infatti cadde solo il 20 marzo 1861, tre giorni dopo che fu sancita l’Unita’ d’Italia. Questa battaglia – conclude – rimane dunque l’ultimo tassello di quel grande processo di unificazione che ha vissuto la nostra Nazione”.
“E’ con grande gioia – aveva esordito Pagano – che saluto e ringrazio per aver voluto essere qui oggi – nella sala consiliare del Comune di Civitella del Tronto – e offrire cosi’ il loro importante e denso contributo, il professor Raffaele Colapietra e Marcello Veneziani, giornalista e scrittore. Saluto e ringrazio anche il Sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, le autorita’ e tutti i presenti per questo Consiglio regionale che e’ qui riunito in seduta solenne per la celebrazione dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia. L’Unita’ nazionale – a osservato il presidente – e’ il valore fondante delle stesse autonomie. La classe dirigente politica di oggi deve riconoscere la lungimiranza degli uomini che realizzarono l’Unita’ d’Italia. Un’Italia che pur nel riconoscimento delle diverse autonomie e delle tante peculiarita’ di ciascuna regione, pur nella giusta applicazione del Federalismo, non puo’ e non potra’ mai rinnegare la sua unita’ e la sua unitarieta’. La data del 17 marzo, insieme a quelle del 25 aprile e del 2 giugno, per noi cittadini italiani, e’ dunque una data davvero importante perche’ – ha sottolineato Pagano – segna l’inizio della storia dell’Italia moderna, l’inizio quindi della “nostra” storia di cittadini ‘italiani’, dopo secoli di divisioni e dominazioni straniere. Questo evento e’ certo occasione di rafforzamento dell’identita’ nazionale, valore tra i piu’ alti per la cultura liberale, ma anche occasione per una riflessione critica sui molti nodi del nostro passato, anche piu’ recente, che non sono ancora stati sciolti del tutto e hanno condizionato, non sempre per il meglio, l’evolversi della Repubblica”.
“Nella storia dell’Unita’ d’Italia dobbiamo trovare la spinta e le ragioni profonde che sostanziano il nostro essere e sentirci comunita’. Non solo e non tanto per celebrare il passato, quanto, soprattutto -a detto Pagano – per superare un presente in cui il senso di unita’ sembra, da troppi punti di vista, affievolito, sempre piu’ incerto e meno condiviso. La scelta di celebrare il Consiglio regionale, in seduta solenne dedicato ai 150 anni dell’Unita’ d’Italia, a Civitella del Tronto non e’ marginale: dal punto di vista storico, questa Fortezza rappresenta l’ultimo baluardo borbonico di fronte all’avanzata dell’esercito piemontese: Civitella infatti cadde solo il 20 marzo 1861, tre giorni dopo che fu sancita l’Unita’ d’Italia. Questa battaglia rimane dunque l’ultimo tassello di quel grande processo di unificazione che ha vissuto la nostra Nazione. Le vicende del Risorgimento, che hanno visto anche il comune di Civitella del Tronto tra i protagonisti, sono un patrimonio storico prezioso e indispensabile per dare sostanza e comune sentire ai valori dell’appartenenza e dell’identita’ italiana, principi da cui partire, in questo anno di speranze e di riflessioni profonde, per affrontare a viso aperto le difficili e importanti sfide che ci attendono. Oggi – ha proseguito – il senso della nostra identita’ nazionale sta nell’essere una comunita’ plurale per cui e’ necessario riuscire a fare delle diversita’ una ricchezza e un valore. La costruzione della nostra identita’ nazionale e’ in divenire… e’ un cantiere sempre aperto. Il Presidente Napolitano ci ha spronato a liberarci dai provincialismi in chiave revisionistica del processo unitario, che ne ignorano il respiro e il radicamento nella storia d’Europa, e a recuperare con pienezza la logica unitaria della Costituzione, che non si presta a citazioni frettolose unilaterali, per convenienza o polemica politica.
E poi ci sono le nuove generazioni. Sono i giovani la nostra grande risorsa, il nostro valore. Sono stati proprio i ragazzi e le ragazze di allora a spendersi fino al sacrificio, anche estremo, per fare l’Unita’ d’Italia. Mazzini nel 1831 aveva 25 anni, quando fuggi’ in esilio perche’ condannato a morte, e poi fondo’ la Giovine Italia coinvolgendo oltre 50 mila persone. Mentre Goffredo Mameli scrisse l’Inno nazionale a 19 anni. In questi Centocinquantanni di Unita’ d’Italia vi e’ anche un patrimonio importante dato dalle tante personalita’ che con le loro competenze hanno accompagnato il processo di crescita e maturazione dell’intera societa’ civile”. Tra gli altri interventi, quelli del prof. Colapietra, il quale ha ricordato che fu Cavour a chiedere Roma capitale; di D’Alessandro del PD e Di Matteo del PdL, del sottosegretario Crosetto, del presidente della Regione Chiodi. Un minuto di silenzio è stato dedicato al Giappone. La Fondazione cantiere Abruzzo terrà un convegno di storici e scrittori per un’analisi del cosiddetto “risorgimento diseguale”. Saranno ricordato anche momenti storici non a tutti noti, con operazioni di polizie segrete, o di spoionaggio, e strane alleanze con picciotti e anche camorristi. Non è tutto oro quello che luccica, infatti, benchè resti valida la saggia filosofia rinascimentale del “fine che giustifica i mezzi” . I mezzi non sempre nobili, il fine sì: l’unità d’Italia.


15 Marzo 2011

Categoria : Storia & Cultura
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