L’opinione – Ricostruzione: consorzi. Come arricchirsi legalmente
(di Giampaolo Ceci) – I consorzi obbligatori stanno costituendosi. I progettisti e i consulenti in parte sono stati individuati. Alcune progettazioni sono già in atto altre seguiranno. Bisognerà tra breve scegliere le imprese, sebbene siamo in assenza di procedure di legge che facciano salve alcune garanzie di trasparenza e par condicio. In questo scenario si rilevano carenze legislative che presentano irripetibili opportunità ai consorzi per gestire“gli indennizzi” a proprio favore. Vediamo come.
Bisogna ribadire che il legislatore non pone alcun vincolo di procedura nella scelta dell’impresa chiamata ad eseguire i lavori. Tutto è lasciato all’iniziativa dei singoli condomini che possono stabilire senza vincolo alcuno, sia i nominativi delle imprese da invitare sia le condizioni contrattuali (il contratto tipo fornito dal Commissario non è vincolante).
Non esiste neppure il vincolo cogente di scegliere imprese qualificate né alcun obbligo di indire delle gare e quindi oggi si può legalmente aggiudicare ad imprese arbitrariamente scelte e con criteri arbitrari.
Insomma mancano delle regole che governino i prevedibili fenomeni collaterali.
D’altro canto bisogna rimarcare l’anomalia che gli stessi lavori, se banditi da enti e pubblici, vengono aggiudicati con ribassi che partono dal 20% e quindi bisogna pur dire che i prezzi di appalti per i privati sono molto remunerativi.
Un escamotage legale che consiglio di perseguire in questo scenario normativo è quello che i consorzi o i condomìni costituiscano essi stessi un’impresa edile.
Sembra una proposta astrusa e di difficile attuazione e invece è più semplice di quel che sembra.
La legislazione italiana consente di costituire una società personale con la sola apertura della partita IVA.
Le cose non cambierebbero di molto se la società da costituire fosse una cooperativa o una società di capitali per la cui costituzione la questione è più complessa, ma con l’aiuto di un bravo commercialista e un bravo consulente ci vuole comunque poco di più.
Un fastidio modesto sia in termini di tempo che di spesa se rapportato ai vantaggi che ne derivano.
Se il consorzio o il condominio costituisse una sua società non dovrebbe più appaltare ad altre imprese di costruzione avendone una sua.
In pratica la nuova impresa sarebbe una scatola vuota, senza sede, né dipendenti, ma pur sempre una società edile abilitata ad assumere appalti del sisma a tutti gli effetti.
Ma come realizzare i lavori se la società non ha dipendenti? Semplicissimo basta che quest’ultima, a sua volta li subappalti in toto ad un’altra impresa edile come avrebbe comunque dovuto fare, con la differenza però che l’impresa vuota potrebbe scegliere l’impresa subappaltatrice con una gara al ribasso e intascarsi legalmente il congruo ribasso.
Il vantaggio? Almeno il 20% netto sul contributo con cui farci ciò che gli amministratori della società riterrebbero più utile.
Un pranzo per tutti? Un giardinetto condominiale. Gli impianti di riscaldamento nuovi? Dividerseli per andare in vacanza.
Sto scherzando, perché in un appalto da duemilioni di euro, un ribasso del 20 % fa 400 mila euro con cui ci si può fare ben altro!
Con le attuali leggi del sisma Aquilano oggi si può, tutto legale, tutto trasparente.
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