La terra trema in Giappone (con l’Aquila che resta immobile)
(di Carlo Di Stanislao) – Un terremoto della potenza di 8,9 Richter, mille volte più forte di quello de L’Aquila, durato 4 volte tanto (2 minuti) e seguito da onde anomale da 10-13 metri, entrate nella terra ferma per 5 km, ha straziato ieri il Giappone, causando, secondo primo bilancio provvisorio, 1.700 morti e diverse migliaia di dispersi e feriti. Al disastro, di portata epocale, si è aggiunta anche l’esplosione, che si e’ verificata subito dopo, alla centrale nucleare di Fukushima, della Tokyo Electric Power, dove sono rimasti feriti quattro operai. Inoltre, secondo la stampa locale, sarebbero almeno tre le persone contaminate dalle radiazioni che vivono nei pressi della centrale nucleare di Fukushima. I tre facevano parte dei 210.000 evacuati ed erano stati sfollati in una scuola superiore nelle vicinanze dell’impianto. Gli abitanti dei villaggi vicini ala centrale sono stati evacuati per un raggio di 20 km e, pare, il pericolo propagazione radiazioni sia per ora scongiurato. Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha parlato di ”un disastro nazionale senza precedenti” invitando la popolazione a ”stare tranquilla e seguire le indicazioni che vengono date. Dopo la frustata di 8,9, sono proseguite ieri e oggi le scosse di assestamento, di cui almeno 20 fra il 5° e 6°à grado della scala Richter. Per far fronte al disastro sono iniziati, da subito, i piani di soccorsi. Il Giappone ha mobilitato 50.000 militari e personale di soccorso, avviando così un piano di salvataggio e di recupero. Le forze della Difesa hanno messo in campo centinaia di navi, aeromobili e veicoli diretti verso la zona della costa del Pacifico dove interi quartieri sono stati spazzati via dallo tsunami. La Commissione Europea, su richiesta del Giappone, ha attivato il Meccanismo europeo di Protezione Civile per fornire assistenza. In particolare, il Giappone ha chiesto squadre di ricerca e di soccorso e cani per le operazioni di ricerca. Sono infatti 10 mila le persone disperse. Mentre l’ambasciata italiana ha fatto sapere che non vi sono nostri connazionali fra le vittime, sono in Giappone gli artisti e le maestranze del “Maggio Fiorentino”, che si trovano a Tokio, impegnati in una tournèe, in contatto costante con la presidenza del Consiglio dei ministri, la Farnesina, il ministero per i Beni culturali e, ovviamente, la delegazione del Maggio. Al momento le autorità ritengono che la delegazione non corra rischi e nel caso in cui la situazione peggiora, sono pronti due aerei di Stato per recuperare i 300 della ‘carovana’. Va aggiunto che, tuttavia, sempre secondo la nostra Ambasciata, risultano però esserci ancora 17 connazionali che non è stato possibile contattare, di cui cinque nella zona di Fukushima dove si trova l’impianto nucleare in cui è avvenuta l’esplosione. L’ambasciatore Vincenzo Petrone, ha spiegato che “il punto è che non hanno risposto alle nostre email”, inviate prontamente ai 3.000 italiani residente nel suolo nipponico. “Pertanto – ha detto l’ambasciatore – non possiamo essere certi che si trovino ancora dove noi pensiamo, potrebbero essere già andati via. Quel che è certo è che non possono non aver ricevuto le nostre email”. E a tremare, dopo il terremoto con epicentro in pieno Pacifio, a 120 miglia dalla costa giapponese, è anche l’economia del Sol Levante, da poco uscita da una grave recessione. Infatti, dicono gli economisti, lo sforzo per la ricostruzione rischia di appesantire il colossale debito del Paese, mentre i danni causati dal sisma potrebbero tradursi in un nuovo calo del Pil, che farebbe ricadere Tokyo in recessione. La regione nord orientale di Tohoku conta per circa l’8% del Pil, con fabbriche che vanno dalla produzione di auto alla produzione di birra, oltre a infrastrutture energetiche comprese una centrale nucleare. Il terremoto ha interessato anche la regione di Kanto che comprende la megalopoli di Tokyo e rappresenta il 40% del Pil. La chiusura delle fabbriche (oggi Toyota, Honda e Nissan hanno deciso di sospendere da lunedì la produzione in tutti gli impianti nazionali), la riduzione dei consumi di energia elettrica e i danni alla fiducia dei consumatori potrebbero, secondo gli analisti, colpire il Pil del Giappone per diversi mesi. Infine, come scrive Il Tempo, già oggi, il primo salato conto il Giappone lo ha pagato in borsa, con le compagnie di riassicurazione che hanno perso 10 miliardi di dollari secchi. Stamani, ai microfoni di Radio Vaticana, il nunzio apostolico in Giappone, monsignor Alberto Bottari, ha annunciato che: “La Caritas si e’ subito messa in moto e ha assicurato il servizio 24 ore su 24”. La stessa emittente, ieri, aveva interrogato il nostro sindaco ancora dimissionario, che aveva dichiarato, come riporta oggi anche Il Centro, che il vero problema a L’Aquila è una struttura commissariale che non serve e paralizza tutto, facendo intendere, c’è uno scontro ormai insanabile fra il Comune e il commissario per la ricostruzione e quindi il Governo e che si è giunti ormai al “redde rationem”. Insomma, e non lo dice solo Cialente, ormai lo sappiamo anche noi, dopo i drammi ed i lutti emergenziali, sono le fasi successive quelle che possono piegare una popolazione e solo fra diversi mesi sapremo se quel luogo di quela Nazione sarà messo in condizioni di rimettersi in piedi, dopo le lacrime di rito e le cerimonie ufficiali dovute. Come ha dichiarato Cialente i fati contano e non le parole e i fati ci dicono che: ”Finita la ricostruzione cosiddetta ‘leggera’ – denuncia Cialente – che il Comune ha assicurato lo scorso anno e che e’ ormai e’ finita, non essendo partita la ricostruzione ‘pesante’ delle Case e del Centro storico, in questo momento le imprese edili hanno gli operai in cassa integrazione, in quello che oggi e’ il più grande cantiere d’Europa. E’ un fallimento totale”.
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