Prefetto su relazione antimafia
L’Aquila – Dalla Prefettura riceviamo: “In relazione ai commenti apparsi sui quotidiani di oggi in merito ai pericoli di infiltrazione della criminalità organizzata nel processo di ricostruzione, il Prefetto dell’Aquila Giovanna Iurato (foto) ritiene opportuno precisare quanto segue.
I passaggi riportati della Relazione della Direzione Nazionale Antimafia, citati nei diversi articoli, si riferiscono al periodo giugno 2009–giugno 2010, durante il quale si è registrato il “picco” degli appalti e dei subappalti connessi all’esecuzione di appalti pubblici.
Basti considerare che nel corso di quei dodici mesi sono pervenuti alla Prefettura una media settimanale di 41 istanze di rilascio di certificazioni “antimafia”, con punte anche di 79, nei confronti di imprese impegnate in opere i cui tempi di realizzazione erano ristrettissimi. Giocoforza, la conclusione dei procedimenti in taluni casi è giunta ad opera quasi ultimata, ma ciò non si è risolto in una minore tutela della legalità. Le stazioni appaltanti hanno proceduto alla revoca dell’incarico, cui consegue il pagamento soltanto del valore dell’opera fino a quel momento realizzata, senza la corresponsione del margine di profitto ma con l’applicazione di una penale pari al 5% dell’importo contrattuale.
Si tratta comunque di un profilo che oggi è sostanzialmente venuto meno, grazie anche alla nuova procedura di rilascio delle informazioni “antimafia” delineate dalle Linee Guida del 12 agosto 2010.
Nel periodo cui si riferisce la relazione della Direzione Nazionale Antimafia, è stata accertata l’esistenza di tentativi di infiltrazione della criminalità, anche particolarmente sofisticati, con il coinvolgimento di tutte le consorterie di stampo mafioso provenienti dalle cosiddette “Regioni a rischio”. Altre, peraltro, ne sono state accertate nei successivi mesi.
Complessivamente, l’attività di prevenzione svolta dalla Prefettura insieme alle Forze di Polizia ha consentito di individuare, a partire dall’agosto 2009 fino ad oggi, 17 ditte collegate con la criminalità organizzata, tutte colpite da provvedimenti interdittivi antimafia.
Detti provvedimenti comportano l’esclusione dall’esecuzione dei lavori.
Accanto ad essi, sono stati evidenziati elementi di sospetto su altre 46 imprese, elementi che sono stati comunicati alle stazioni appaltanti, per le competenti determinazioni (cosiddette informazioni atipiche).
Questi risultati vanno comunque letti non solo in chiave assoluta, ma anche in rapporto all’elevatissimo numero di imprese partecipanti. Basti considerare che il numero dei casi accertati rappresenta l’1% delle 1.700 imprese provenienti da tutte le Regioni d’Italia per le quali si è concluso il previsto screening.
E’ assolutamente condivisibile e condivisa l’analisi della Direzione Nazionale Antimafia secondo cui il sistema di prevenzione allestito ha sortito buoni effetti. Ciò grazie alla reciproca collaborazione che si è stabilita anche con la Procura della Repubblica dell’Aquila e con la stessa Direzione Nazionale Antimafia, sulla base delle indicazioni fornite dal Comitato Grandi Opere.
Una collaborazione che si è ulteriormente rafforzata, con l’inizio dei controlli sulla ricostruzione “privata” finanziata con fondi pubblici.
Vi è la diffusa consapevolezza che un giudizio finale potrà essere espresso solo alla fine del processo di risanamento del “cratere”.
Certamente si tratta di una nuova sfida in cui occorre tenere in massima considerazione, nella ricostruzione, sia le esigenze di celerità dei privati cittadini che la tutela dalle infiltrazioni mafiose”.
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