Violenze vere e presunte


(di Carlo Di Stanislao) – Una nuova accusa di violenza sessuale ricade oggi sull’arma dei carabinieri, dopo quella alla Procura di Roma su quanto accaduto nella stazione del Quadraro nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, che ha riguardato tre militi ed un vigile urbano. Questa volta i carabinieri indagati (tre o cinque, a seconda delle fonti), sono di stanza a Firenze e secondo la denunciante gli abusi sarebbero avvenuti sia in casa del fidanzato, mentre lui era in un’altra stanza, sia durante il trasporto in caserma. Tuttavia, sia nel caso di Roma che in quello di Firenze, sussistono forti dubbi. Per quanto riguarda Roma non si sono trovati testimoni, né militari né detenuti in celle adiacenti. E poi, da una prima ricostruzione dei pm e dei militari del nucleo investigativo di via Selci, non emergerebbe che quella notte ci siano state costrizione o minacce. Lo aveva detto sin dall’inizio la vittima. Lo ha messo a verbale che non è stata picchiata. Ma questo, almeno per lei, non vuole dire non aver subito violenza sessuale. Ai pm ha detto di essere stata costretta a bere e, per questo, di aver ceduto alle avances. Forse anche a causa dello stato di detenzione, e quindi di sudditanza psicologica, in cui si trovava. Non ha dubbi, lei, che si sia trattato di uno stupro. Quel rapporto, quei rapporti, non li voleva, ne è certa. E, come scrivono i cronisti su varie testate,a non convincere del tutto gli inquirenti c’è anche un altro dettaglio: il giorno dopo la presunta violenza, la donna, al termine dell’udienza di convalida, avrebbe ringraziato pubblicamente i carabinieri che l’hanno tenuta in custodia per la cortesia dimostrata e, soprattutto, per averle comprato cibo con i loro soldi. Comportamento strano visto che poi, dopo, qualche ora è andata a denunciare di essere stata violentata da alcuni carabinieri, magari non quelli che l’avevano in custodia, visto che i due militari che avrebbero abusato di lei erano fuori servizio, ma altri colleghi. Particolari dubbi, ma che i magistrati hanno intenzione di chiarire al più presto confrontando le versioni. Quanto al più recente fatto di Firenze, hanno dato esito negativo gli accertamenti svolti dalla Procura sugli indumenti portati come prova dalla donna, sarebbe emerso un Dna diverso da quello degli indagati. Tre giorni fa si è appreso, inoltre, che la ragazza spagnola, in Italia nell’ambito del Progetto universitario Erasmus, che aveva denunciato, il 19 febbraio, di essere stata stuprata dietro un auto, in via San Sebastianello, vicino piazza di Spagna, si era inventato tutto, per giustificare la richiesta di alcuni test sanitari in seguito a un rapporto occasionale non protetto, che non voleva rivelare al compagno. La giovane non si sarebbe mai recata nei pressi del centro storico e, infatti, secondo le celle della telefonia mobile, all’ora della presunta violenza si trovava nel quartiere San Giovanni, dove risiede. La ragazza è stata denunciata per simulazione di reato ma non è da escludere che dovrà rispondere anche di false dichiarazioni, rischiando una condanna che va da 1 ai 3 anni. Con questo non intendo affatto negare la violenza sulle donne che anzi, anche da noi, ha assunto un carattere epidemico. Recentemente, tanto per restare in ambito militare, , una soldatessa ha denunciato alla Procura Della Repubblica di Catania, tre superiori che l’avrebbero più volte molestata. E non basta. La donna è figlia di immigrati residenti in Sicilia e nonostante fosse musulmana, sarebbe stata obbligata a partecipare alle cerimonie cattoliche. Proprio oggi, anzi, voglio denunciare con convinzione e con forza, la condizione delle donne, specialmente in una società dove si propongono dei modelli sbagliati e ancora si pensa sottovoce che “se è stata violentata, vuol dire che un po’ se lo è cercata”. In occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale delle donne, la Sezione Italiana di Amnesty International ha promosso da noi la campagna mondiale dell’organizzazione per i diritti umani per chiedere al governo del Nicaragua di porre fine alla violenza sessuale, dilagante nel paese. Tra il 1998 e il 2008, 14.337 donne e ragazze hanno denunciato di aver subito violenza sessuale. In quasi la meta’ dei casi, si trattava di ragazze al di sotto dei 17 anni di eta’. La maggior parte delle violenze e degli abusi avviene in ambito familiare. Nonostante l’evidente gravita’ del problema, il governo del Nicaragua non si sta ancora occupando di questa emergenza nascosta dei diritti umani. Ma la situazione non è poi tanto migliore nel nostro Paese, dove lo stupro è considerato un grave crimine nella gran parte degli ordinamenti, ma presenta specifiche difficoltà per quanto riguarda la sua repressione penale. Non c’è accordo sulla distinzione tra stupro e altre forme di violenza che coinvolgano gli organi sessuali di uno o di entrambi i coinvolti. Alcuni ordinamenti considerano esplicitamente stupro tutti i tipi di attività sessuale forzata, altri solo quegli atti che coinvolgono l’unione genitale fra il pene e la vagina. Altri ancora restringono il campo a quelle situazioni in cui è l’uomo a forzare una donna. Altre violenze che coinvolgano gli organi sessuali in vario modo possono essere raggruppati sotto il nome di reati a sfondo sessuale. In alcuni ordinamenti, lo stupro può essere commesso utilizzando oggetti, piuttosto che proprie parti del corpo, contro gli organi sessuali del proprio obiettivo. Fino al 1996 rimase in vigore la sezione del Codice Rocco per il quale la violenza sessuale ledeva la moralità pubblica: i reati di violenza sessuale e incesto erano rispettivamente parte “Dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume” (divisi in “delitti contro la libertà sessuale” e “offese al pudore e all’onore sessuale”) e “Dei delitti contro la morale familiare”. Con la legge n. 66 del 15 febbraio 1996, “Norme contro la violenza sessuale”, si afferma il principio per cui lo stupro è un crimine contro la persona, che viene coartata nella sua libertà sessuale, e non contro la morale pubblica. Secondo una stima pubblicata dall’ISTAT nel 2007, in Italia 6 milioni 743 mila donne dai 16 ai 70 anni hanno subito violenza e, ancora, contrariamente ai luoghi comuni, non più del 10 per cento degli stupri sono compiuti da stranieri. Ma veramente allarmante è il dato dell’incidenza “casalinga” degli stupri. Non solo significativo perchè in parte “scagiona” gli stranieri ed immigrati dalla maggior parte di questi reati, ma soprattutto perchè fa emergere un dato inconfutabile: il problema della violenza sulle donne è un problema, oltre che delinquenziale, di tipo “culturale”. Il fatto che la maggiore incidenza di violenza sessuale sulle donne sia opera di mariti, fidanzati o partner, non può non portare a galla una situazione culturale nella quale la donna, lungi dall’essere sempre rispettata, diventa troppo spesso l’Oggetto” sessuale per mariti e partner violenti. Oggi, in occasione della Festa della Donna, il Presidente Giorgio Napolitano, senza mezzi termini e riscuotendo un grande applauso dalla platea di donne del Salone dei Corazzieri, si è scagliato contro “una immagine consumistica della donna che riduce da soggetto ad oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto”; chiedendo a tutti, uomini compresi e soprattutto coloro che “hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e le professioni”, di fare la propria parte per raggiungere una “parità sostanziale”. Tuttavia, ha ricordato il Presidente, a tocca soprattutto alle donne “offrire validi modelli di comportamento” e a tutte le donne spetta, “nella quotidianità della loro vita, il dovere di contrastare luoghi comuni, di esigere rispetto e considerazione”. Le donne italiane, ricorda il presidente, “sono ancora lontane dall’aver conquistato la parità in molti campi” e per rendersene conto basta osservare “il divario e le strozzature” nell’accesso al mercato del lavoro. Proprio alle donne, quindi, spetta un ruolo fondamentale “nella necessaria opera di rinnovamento morale” del Paese e il capo dello Stato cita, insieme a tutte le donne italiane, anche quelle immigrate “che sono già diventate o che diventeranno nostre concittadine, le tante che lavorano con abnegazione e senso del decoro”. E noi siamo certi che tutte le donne o la maggioranza di esse, farà la propria parte. Il prossimo 16 aprile, presso l’Auditorium della Carispaq a Via Strinella 88, con inizio alle ore 15, si svolgerà, organizzato dal Centro Antiviolenza de L’Aquila, La Biblioteca delle Donne Melusine e l’Ordine dei Medici, un convegno aperto a tutti, proprio sulla realtà attuale e le strategie d’intervento sulla violenza di genere. C’è un bellissimo libro di Johanna Bourke, edito da Laterza, che si chiama “Stupro” ed è la storia sociale e legislativa della violenza di genere in occidente negli ultimi 150 anni. E’ un libro molto interessante, del quale consiglio la lettura. Dopo averlo letto, è facile rendersi conto come la violenza di genere, quella commessa sulle donne, per intenderci, è ancora più soggetta a una serie di interpretazioni, giustificazioni e manipolazioni. Di volta in volta lo stupratore (o omicida) viene “giustificato” (ovvero magari viene anche condannato, ma non senza avere cercato delle giustificazioni al suo atto basate sul dato che la vittima della violenza sia una donna) dalle condizioni avverse, dal contesto sociale o culturale, o dal comportamento della donna. Oppure viene doppiamente condannato a titolo esemplare, specialmente quando appartiene a una comunità straniera o a un ambiente che di conseguenza subiscono la “condanna” insieme a lui. In ogni caso la violenza di genere non viene considerata una violenza e basta. Gli stupratori, gli assassini non vengono condannati o assolti per la violenza ma per una serie di circostanze secondarie, che hanno a che fare con le interpretazioni della sessualità, dell’onore, della famiglia, della religione, dell’etica e della sicurezza nazionale. Ma non delle donne in quanto esseri umani, che finiscono troppo spesso, nel novero delle vittime quotidiane delle giuste ragioni, delle alte motivazioni, e della banale e becera strumentalizzazione politica.


08 Marzo 2011

Categoria : Cronaca
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