Pilkington, clima teso con lavoratori
San Salvo – La segreteria provinciale di Chieti della Filctem-Cgil esprime in una nota “forte preoccupazione per lo stato in cui versa lo stabilimento Pilkington Nsg di San Salvo e in particolare per il clima che si sta instaurando nei rapporti tra i responsabili delle strutture produttive e i lavoratori”. “Da diversi mesi – si legge nel documento – i segnali sulla produttivita’ e sulla redditivita’ dello stabilimento non sono positivi e nello stesso tempo non si registrano, da parte del management, sostanziali azioni e iniziative affinche’ questa tendenza sia definitivamente invertita. Piu’ volte abbiamo denunciato la poca attenzione sull’organizzazione del lavoro, il massiccio ricorso allo straordinario per coprire le inefficienze produttive e l’utilizzo di lavoratori interinali che spesso sono collocati in postazioni chiave e importanti all’interno dello stabilimento, provocando non pochi disagi al momento della loro uscita. A tal proposito ricordiamo alla societa’ che i criteri che regolano l’uscita di questi lavoratori dallo stabilimento Pilkington di San Salvo sono sanciti da un accordo sottoscritto tra le parti il 7 giugno 2007 e che recita testualmente: in caso di eventuali uscite l’identificazione di tali risorse sara’ effettuata nell’ambito delle risorse con anzianita’ nei 6 mesi precedenti la data dell’ultimo ingresso. Chiediamo alla societa’ – prosegue la Filctem – che tale accordo sia rispettato, cosi da evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione e accuse infondate su chi si limita a svolgere correttamente il proprio lavoro, come indicato dall’azienda. La stessa problematica – aggiunge il sindacato – ha creato non pochi problemi nello stabilimento Bravo di San Salvo. L’uscita di circa 100 lavoratori interinali, tra cui anche donne, andando cosi’ ulteriormente ad aggravare la piaga sociale della disoccupazione femminile, e’ indicativa. Pur avendo solo verbalmente comunicato ai delegati della rsu di Bravo tale criterio, non possiamo accettare che all’interno dello stesso si tenga conto solo della capacita’ produttiva del singolo lavoratore e si tralascino altri fattori, come quello della condizione familiare del lavoratore stesso”.
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