L’Aquila, l’ovovia sognata, Chieti la scala mobile realizzata
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Foto: due immagini della scala mobile a Chieti e Monteluco a L’Aquila) – Due sogni, due progetti intelligenti che qualche problema potevano risolverlo, se non altro consentendo il risparmio – nel tempo – di mari di gasolio per autobus. Ci spieghiamo. Due città in qualche modo simili, L’Aquila (su un colle) e Chieti (su un colle). Millenni fa una posizione utile e difendibile. Oggi situazioni che comportano problemi di mobilità. Partiamo da queste due realtà sicuramente paragonabili.
L’AQUILA – Brevemente, ricordiamo che l’Università aquilana è su Monteluco, 1.000 metri di cocuzzolo, otto chilometri di curve per arrivarci, come fanno migliaia di studenti – oltre ai residenti – ogni giorno. In auto e in autobus. Traffico, inquinamento, sporcizia ma soprattutto costi enormi. Molti anni fa spuntò un progetto: costruire un’ovovia dal parcheggio di Collemaggio alla cima di Monteluco. Un’idea ottima, nemmeno tanto costosa. Migliaia di persone avrebbero raggiunto Monteluco facilmente, usando quella specie di funivia a mezz’aria, comoda, silenziosa ed ecologica. Ovviamente, come è nella storia, nella tradizione e nei cervelli dei politici aquilani, non se ne fece nulla, come per la metropolitana. Chiacchiere di perdigiorno, critiche, sorrisetti di condiscendenza, saccenteria a profusione: bocciata l’ovovia, e siamo al traffico forsennato per Monteluco.
CHIETI – Decenni fa, qualcuno pensò che una scala mobile dal terminal dei bus al centro della città collinare sarebbe stata un’ottima idea. Pedoni e niente auto. Comodità e rapidità. A differenza dell’Aquila, che è la capitale di tutte le incompiute della storia, Chieti centrò l’obiettivo e fece la scala mobile: tra le più ripide d’Italia. Costi elevati, magari errori nel progettarne costi e gestione, ma opera compiuta. Anche lì critiche, rilievi, scontri politici, perchè una buona idea va combattuta prima di tutto come tale: chi l’ha avuta potrebbe trarne meriti e medaglie politiche. Manco a dirlo!
Poi la scala mobile smise di funzionare: siamo alla storia recente. Troppo ripida, si usura, si blocca. E bloccata è rimasta per anni. Oggi l’amministrazione annuncia l’inizio dell’inrtervento di ripristino entro l’11 marzo, 90 giorni di lavoro, spesa 690.000 euro, portata teorica 9.000 persone l’ora. Il comune è riuscito a sbloccare la spinosa faccenda. Gongolano il sindaco Di Primio e l’assessore Colantonio, ma hanno i loro buoni motivi.
Chieti centra un obiettivo, L’Aquila continua a contare le incompiute o le mai iniziate, ancora più numerosa. I pali metalluci e i fili della metropolitana costata decine di miliardi e poi abbandonata sono la firma del suo passato e del suo presente: da paura. Da piangere.
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