Immobile azione al cinema


(di Carlo Di Stanislao) – Questa pellicola è forse sbarcata in sordina nelle sale del territorio italico, ma in patria l’attesa era stata alle stelle: “127 ore” il nuovo film di Danny Boyle, ha decisamente entusiasmato sia il pubblico, sia la critica, anche grazie all’ottima interpretazione di James Franco, esposto alle luci della ribalta dalla sua interpretazione di Harry Osborn nella trilogia di Spiderman. Incredibile Danny Boyle, impegnato in sempre nuove sfide e sempre in grado di stupire chiunque (a parte la giuria degli Oscar che lo hanno trascurato quest’anno e per questo ultimo film, la mitica statuetta l’hanno conferita solo alla colonna sonora, firmata da Allah Rakha Rahman, l’autore di The Millionaire” e “Elizabeth: The Golden Age” ). Stavolta, partendo dalla vicenda realmente accaduta ad un alpinistina statunitense (Aston Ralston) nel Blue John Canyon dello Utah, riesce a costruire un film d’azione con un protagonista (James Franco) che non può muoversi. Boyle aveva l’idea di realizzare un film sul calvario di Ralston da quattro anni ed ha inizialmente scritto un trattamento che in seguito è diventato una sceneggiatura ad opera di Simon Beaufoy, terminata nel 2009. Nel novembre di quell’anno si fece il nome di Cillian Murphy per il ruolo da protagonista, per poi pensare prima a Ryan Gosling e Sebastian Stan ed infine la scelta è caduta su James Franco. Le riprese di “127 ore” sono iniziate nel marzo del 2010 nello Utah e sono terminate a giugno di quell’anno. Per immedesimarsi nel personaggio, James Franco ha visionato il materiale audio e video girato da Ralston stesso durante i cinque giorni, affermando di esserne rimasto turbato. L’anteprima mondiale del film è avvenuta al Toronto International Film Festival il 12 settembre 2010. Per la crudezza della scena in cui il protagonista si amputa il braccio, tre persone sono svenute e una è stata presa da un attacco epilettico. Il film è stato inoltre selezionato per chiudere il London Film Festival 2010. Nel film il geniale regista, ri-immagina , l’esperienza estrema di Ralston con i ralenti e le accelerazioni, le soggettive impossibili e i raddoppi di formato (la telecamerina, come in The Beach) che tanto gli piacciono, ma anche con un pudore e una pulizia che gli sono affatto nuovi. Quanto a James Franco, senza cadere nella recitazione del dolore, l’attore dà una bella prova del proprio talento, riuscendo col solo primo piano a costruire un personaggio pieno di contraddizioni, dalla straordinaria forza d’animo. Lo raccomandiamo a chi vuole emozionarsi con una vicenda unica e compiere un viaggio claustrofobico e ricco di angoscia insieme a un impressionante James Franco, classe 1978, lanciato dalla serie televisiva Freaks and Geeks, vincitore, nel 2002, di un Golden Globe come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di James Dean nel film tv omonimo e, lo stesso anno, ottiene il successo internazionale interpretando Harry Osborn in Spider-Man. recita nel film di Paul Haggis Nella valle di Elah e dirige e scrive il terzo film Good Time Max. Nel 2008 ricopre i panni del figlio di Richard Gere nel dramma romantico Come un uragano e quelli dell’amante omosessuale di Sean Penn in Milk. Sempre nel 2008 diviene testimonial di Gucci by Gucci, nuova fragranza del marchio Gucci. Inoltre, per la sua interpretazione nel film Strafumati, sempre nel 2008, ottiene molti elogi positivi. Quanto al regista Danny Boyle, la fama mondiale l’ha conquistata con Trainspotting nel 1996, film senza troppi peli sulla lingua, dal ritmo incalzante grazie a una splendida colonna sonora, sulle avventure e disavventure di un gruppo di tossici britannici, primo della fila Ewan McGregor. Danny Boyle, classe 1956, è nato a Manchester in una famiglia fervente cattolica di origini irlandesi. Comincia a lavorare in teatro dall’età di diciotto anni e già due anni dopo lavora come regista teatrale per la Joint Stock Theatre Company, quindi si sposta a Londra per lavorare come direttore artistico per il London’s Royal Court Theatre. Dal 1991 lavora qualche anno per la televisione inglese. Esordisce nel cinema nel 1994 con Piccoli omicidi tra amici, una commedia intrisa di black humor tipicamente britannico, interpretata da Ewan McGregor, suo attore feticcio nella prima parte della carriera. Poi il successo di Trainspotting, un cult per i giovani degli anni Novanta, tratto dal romanzo di Irvine Welsh. Grazie all’improvvisa notorietà avrà l’occasione di girare alcune scene del quarto film della serie Alien, Alien: la clonazione. Il filone fantascienza prosegue con il fanta-horror 28 giorni dopo, ma prima di questo Boyle aveva girato The Beach con Leo Di Caprio, un film di culto per i globetrotter di tutto il mondo, ma dal medio successo commerciale. Nel 2007 filma Sunshine, scritto da Alex Garland. Si tratta di un omaggio ai mostri sacri della fantascienza, tra cui “2001: Odissea nello spazio”, “Solaris” e “Alien”. Narra di una missione spaziale per rianimare, attraverso un bombardamento nucleare, il sole in via di spegnimento. Nel 2008 Boyle fa centro ancora con un film di grande successo di pubblico, The Millionaire, ambientato in India: un film astuto, smaliziato per come usa ingredienti di sicura presa, ma niente affatto banale: racconta il sogno che diventa realtà per un ragazzo dei bassifondi di Mumbai che riesce a partecipare a un quiz milionario. Con questo omaggio a Bollywood Boyle ha collezionato ben otto premi oscar, tra i quali quelli al miglior film e alla migliore regia.


03 Marzo 2011

Categoria : Cultura
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