Un grande libro per il grande Federico


L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Venerdì 4 marzo sarà presentato presso l’Auditorium Sericchi della Fondazione Carispaq in Via Strinella 88, con inizio alle 16 e 30, il saggio della storica Ornella Mariani, edito grazie all’intervento della stessa Fondazione: “Federico II di Hohestaufen: la storia negata”, già presentato, ad ottobre 2010, presso il Parlamento Europeo a Bruxelles, dove ha riscosso grande successo, ricevendo il patrocinio della Presidenza del Parlamento Europeo. Con questo suo ultimo libro Ornella Mariani rivisita la vita e l’impegno politico dell’ultimo Imperatore della dinastia sveva , muovendo dalla realtà europea del tempo; del costituirsi degli Stati Nazionali; del consolidarsi delle coscienze identitarie e, mentre evidenzia lo spessore del Sovrano che coraggiosamente applicò i concetti di convivenza interetnica e di diritto di libertà di confessione, né esalta il tentativo di realizzare l’Europa federale con anticipo di circa ottocento anni sulla Storia. Il libro diventa così di stringente attualità in un momento in cui tutti gli stati dell’Unione si interrogano proprio sulla realizzazione di una vera cultura interetnica e interreligiosa. Rinnovatore della mitica età dell’Oro per i suoi sostenitori. Il più temibile nemico della cristianità per i pontefici che lo avversarono. Ma Federico Il di Svevia fu molto di più: personaggio affascinante, dal grande spessore politico e culturale, seppe dare vigore e orgoglio alle genti del Meridione d’Italia. E le sue tracce sono oggi ancora visibili in tutto il Sud, dove si impongono con forza alla furia del tempo e della modernità. Incoronato Re il 26 dicembre del 1208, a quattordici anni, Federico mostrò subito di avere le idee chiare. I suoi primi pensieri volsero al Sud, dove la situazione era tutt’altro che facile. Durante gli anni della sua permanenza in Germania il regno di Sicilia era rimasto in balia dei comandanti militari tedeschi. Inoltre, feudatari e comunità cittadine avevano approfittato della debolezza della monarchia per estendere i loro domini e le loro autonomie. li primo obiettivo che egli si pose fu, pertanto, quello di rivendicare tutti i diritti regi che erano stati usurpati nel trentennio precedente. Si decise di confiscare tutte le fortezze costruite abusivamente in quegli anni, furono rivendicati i diritti dello Stato su passi, dogane, porti e mercati, per cui furono annullate le pretese dei signori locali e le esenzioni di cui godevano i mercanti stranieri. Sotto il controllo del re furono riportati anche i feudi, di cui fu vietata la vendita senza l’autorizzazione regia; e fu imposto l’assenso del sovrano per i matrimoni dei vassalli. Ma contemporaneamente, Federico adottò tutta una serie di misure, inconsuete per una monarchia degli inizi del Duecento, per risollevare le condizioni economiche del regno, facilitando gli scambi e garantendo la sicurezza delle strade. Inoltre, volendo potenziare l’apparato burocratico-amministrativo dello Stato e avendo bisogno per questo di giuristi e di funzionari ben preparati, nel 1224 fondò a Napoli quella che è da considerare la prima Università statale del mondo occidentale (che prese il suo nome), concedendo facilitazioni di vario genere a coloro che volessero frequentarla e proibendo nello stesso tempo ai suoi sudditi di recarsi a studiare a Bologna o altrove. Ma l’impegno di Federico per le genti del Sud non si esaurì a questo. L’imperatore diede anche impulso alla Scuola Medica di Salerno, da Melfi promulgò le Costituzioni che diedero l’ossatura al suo Stato centralizzato, su una collina della Capitanata in Puglia, fece edificare, tra gli altri, il celebre Castel del Monte, che egli stesso aveva progettato, si dice insieme al Sole, Dotato di straordinaria intelligenza e grande cultura, Federico II intuì, per primo, l’importanza di mediare anche verso l’Islam e la sua cultura. Friedrich Nietzsche, più di un secoplo e mezzo fa, fu il primo ad avvertire con chiarezza la stretta parentela spirituale fra Federico II e l’Islam. Egli stesso ammiratore della civiltà islamica scrisse: “Pace ed amicizia con l’Islam! Così pensava e così fece quel gran spirito libero, il genio fra gli imperatori tedeschi, Federico II”. Perché questa attrazione, innegabile malgrado le rispettabili considerazioni in senso contrario? L’ideale politico-militare-istituzionale, ma ancor più spirituale, del Califfato rappresentò per Federico II il possibile superamento della irrisolta dicotomia tra autorità spirituale e potere temporale. Questo dimostra ancora una volta come sia sostanzialmente inesatta, o comunque fortemente limitativa, la formula dell’assolutismo illuminato, ancor oggi spesso applicata alla politica federiciana. Raffaello Morghen dice a tale proposito: “Non si può parlare di assolutismo illuminato, né tanto meno di paternalismo. L’assolutismo di Federico II era un assolutismo assolutamente teocratico, attuato con criteri funzionali quanto si voglia per ciò che concerne l’amministrazione, ma di carattere prevalentemente orientale per quel che riguarda la sua prima ispirazione. A questo proposito è significativa l’invidia che egli portava ai sovrani orientali che dominavano senza contrasto nei loro Stati, senza l’incomodo controllo del potere sacerdotale. E difatti lo stato maomettano era essenzialmente uno Stato assoluto teocratico senza sacerdozio quale, senza dubbio, vagheggiava anche Federico II, non del tutto a torto detto dai suoi nemici sultano battezzato”. Molto importante, come sottolinea la Mariani nel suo splendido ed accurato saggio, indagare il periodo storico in cui matura la vicenda federiciana e la sua visione di imperium sovranazionale e multiculturale. L’Europa è divisa fra Francia e Spagna, sottoposta all’arbitrato del Papa, esposta alle ingerenze inglesi. Il Sacro Romano Impero era venuto ad affiancarsi all’Impero Romano d’Oriente. Quest’ultimo poteva vantare una continuità ininterrotta con l’impero fondato da Augusto, cioè una legittimità non inferiore a quel composito edificio politico fondato da Carlo Magno. Il contesto è però molto più ampio e lo si può legittimamente definire euromediterraneo, questo sì è un concetto estremamente attuale per noi! Roma era allora un simbolo ancora grandioso ma era già possibile, in Europa come in Africa, prescindere dall’ideale romano; ciò avveniva già, infatti, nella nuova monarchia unitaria francese, nella Spagna mussulmana, nei Comuni italiani o nella Repubblica di Venezia. Federico II mirò ad edificare un impero che fosse un edificio culturale e politico diverso da ogni entità politica e statuale dell’Occidente cristiano. Un impero sacrale, permeato di una fede salvifica. In parole semplici l’Impero svolge una funzione analoga a quella della Chiesa perché anche la sovranità politica è stata istituita per rimediare alla natura corrotta e decadente del genere umano. L’imperatore è l’autorità politica nella quale culmina l’intera gerarchia dei poteri. Al di sopra di lui c’è soltanto Dio. Nel solco delle rivendicazioni formulate a suo tempo dal Barbarossa, Federico II sostenne sempre, col massimo vigore, l’origine esclusivamente divina della sovranità imperiale. Il libro rappresenta, come ha ricordato il Presidente della Fondazione Carispaq, Roberto Marotta, la seconda iniziativa editoriale della Fondazione Carispaq affidato al’Autrice, aquilana d’adozione e nello spirito più autentico, realizzato dopo, il successo e il dibattito acceso dalla “Battaglia dei Piani Palentini” del 2009, un testo in cui la storica tratta con competenza ed originalità la vicenda del grande Sovrano e del suo attualissimo messaggio , innestando elementi di novità anche in riferimento al territorio aquilano. Com’è noto, infatti, nel 1229 gli abitanti dei castelli del territorio decidono di ribellarsi alle vessazioni dei baroni feudali. Rivoltisi a papa Gregorio IX, ottengono, l’anno successivo, il permesso di Federico II per la costruzione di una nuova città. Di questo permesso è rimasta testimonianza nel Diploma di Federico II: un documento conservato in duplice copia negli archivi cittadini, in cui si esortano i castelli degli antichi contadi di Amiternum e Forcona a unirsi per formare un unico centro. Nasce così un centro unico nel Medioevo italiano, secondo un disegno armonico senza precedenti nella storia dell’architettura urbana (un caso simile, nel 1703, curisiomante l’anno di un nostro distruttivo terremoto, fu la nascita di San Pietroburgo). Costituita dall’unione di molti villaggi, è suddivisa in piccoli quartieri (generalmente una piazza, una chiesa e una fontana), ognuno dei quali rimanda al villaggio-madre. L’applicazione urbana dell’dea di Federico: unità nella diversa, dialogo interculturale in una cornice di coesione.


03 Marzo 2011

Categoria : Recensioni Libri
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati