Riga, il capro espiatorio allo sbaraglio
(di Gianfranco Colacito) – Roberto Riga, titolare della delega più ustionante (protezione civile a L’Aquila, come dire capperi a Pantelleria) sta – forse senza rendersene conto – subendo la metamorfosi meno entusiasmante del mondo: lo stanno arruolando nel compito di capro espiatorio per di più allo sbaraglio. Lo dimostrano le acrobazie comunali per tentare di dimostrare di essere pronti al peggio (terremoto), e il silenzio omertoso e vile della politica, tutta intera. In queste circostanze le estreme sinistre e destre coincidono, le sigle politiche e partitiche sono tutte uguali. Una desolazione. C’è un guaio grande come una casa? Paghi l’ultimo che riceve il cerino acceso. L’amministrazione e la politica aquilana hanno inflitto nei decenni insanabili afflizioni ai cittadini: la metropolitana costata miliardi, la morte del Gran Sasso, le opere pubbliche tutte incompiute, la primitiva condizione preistorica della viabilità cittadina, rivelatasi poi esiziale proprio con il terremoto, trappola mortale, sentina di ingorghi e micidiali paralisi. La vergognosa omertà sugli studi dedicati al rischio sismico, tutti insabbiati da tutti. E tante potremmo aggiungerne, compresi i litigi che stanno dilaniando in questi giorni persino l’ateneo. Ora rimane nuda e vergognosa di fronte ad un’evidenza scoperta dal nostro sito e dalla Fondazione 6 Aprile: dopo due anni, non c’è un piano urbano per l’emergenza sismica. Riga ci va di mezzo, tritato come carne per le polpette della domenica. Vittima designata, e sapete dov’è la prova? Nel silenzio della politica. Sembrano i volti di un film tratto da Sciascia sulla mafia anni ’60. Volti di pietra, inespressivi come mascheroni delle 99 Cannelle, immutabili e fissi sul nulla. Immemori del passato e del presente. Forse è su questo che la gente, i cittadini votanti, dovrebbero prendere appunti.
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