Ateneo, la reazione dei docenti


L’Aquila – (Nella foto l’apertura dell’anno accademico nel 2010) – LO SCHIERAMENTO PRO-DI ORIO SCENDE IN CAMPO – Il mondo universitario aquilano è quanto meno in fermento, e reagisce alle affermazioni di alcuni docenti sulla situazione economica dell’ateneo. Riceviamo: “Noi sottoscritti, AMICARELLI FERNANDA, CIFONE MARIA GRAZIA, DESIDERI GIOVAMBATTISTA, DI TOMMASO GIANNINO, FABIANI LEILA, FOSCOLO PIERUGO, GASBARRI ANTONELLA, MONACO ANNALISA, PASSACANTANDO MAURIZIO, POLITI FABRIZIO, VICENTINI CARLO, presidi di facoltà, membri del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, dell’Università degli studi dell’Aquila comunichiamo quanto segue.
In merito a quanto affermato, nella conferenza stampa del 24 febbraio, da alcuni (quattro) colleghi, fra cui un membro del Senato Accademico ed il rappresentante del Governo nel Consiglio di Amministrazione dell’Università dell’Aquila, avvertiamo la necessità di far presente all’opinione pubblica, non sempre pienamente a conoscenza dei meccanismi di finanziamento dell’Università pubblica, le varie inesattezze presenti nelle predette comunicazioni a loro volta fonti di ingiuste e infondate accuse rivolte al Rettore Ferdinando di Orio e al Direttore Amministrativo dell’Ateneo aquilano.
Chiunque lavori ed operi all’interno del mondo universitario è a conoscenza del fatto che, per tutti gli atenei, gran parte (se non la totalità) delle risorse messe a disposizione dallo Stato sono oramai impiegate per il pagamento degli stipendi, ma tale stato di fatto è conseguenza della scelta (operata, all’inizio dello scorso decennio, dall’allora ministro dell’Università Moratti e poi confermata da tutti i ministri che l’hanno succeduta) di far gravare sui bilanci di ateneo tutti gli aumenti stipendiali da riconoscere – per legge – a tutti i dipendenti dell’ateneo. Il Rettore e il Direttore amministrativo meritano invece il plauso ed il ringraziamento per essere riusciti a continuare ad assicurare all’Ateneo aquilano l’efficienza attuale nonostante i continui e pesanti tagli che, a partire dal decreto legge n. 112 del 2008 (e poi rinnovati dal decreto legge n. 78 del 2010), il mondo universitario italiano è costretto a subire. A questo proposito è agevole ricordare al prof. Valenti che il senato accademico aquilano, all’unanimità (e forse con il voto anche del prof. Valenti)

votò nel giugno 2008 una mozione con cui invitava ed invocava il governo a non operare quei tagli lineari (poi tutti attuati) che avrebbero inevitabilmente messo in ginocchio l’università italiana.
Il Prof. Tiberti (rappresentante del governo all’interno del Consiglio di amministrazione dell’Ateneo aquilano), quando constata che gran parte del fondo di funzionamento ordinario (cioè delle risorse che il governo – che egli rappresenta – assegna all’Ateneo) è impegnato per pagare gli stipendi (la cui misura non è certo fissata dagli organi di governance dell’ateneo), non dovrebbe forse aggiungere che il fondo di funzionamento ordinario è da anni ridotto e che tutti gli aumenti stipendiali finiscono sempre per gravare sul bilancio di ateneo? Deve inoltre evidenziarsi che la misura del fondo di funzionamento risponde ad una sedimentazione storica e non risponde ancora a parametri oggettivi ed infatti – come mostrato in Senato Accademico – fra gli Atenei aventi circa
20.000 studenti il ns. ateneo è quello cui vengono assegnate minori risorse (avendo fra l’altro questo governo bloccato ogni meccanismo di riequilibrio).
E perché i colleghi che hanno dato vita alla conferenza stampa del 24 scorso, non hanno aggiunto quei dati (presenti su tutta la stampa) che evidenziano che questa situazione di sofferenza che grava su tutto il mondo accademico italiano?
E perché (in particolare chi il governo rappresenta nel nostro ateneo) non invita il governo a diminuire le spese militari a vantaggio dell’istruzione e della crescita dei giovani e delle generazioni future (per non parlare delle risorse impiegate in operazioni quali Alitalia, ecc.)?
E la diminuzione (peraltro lieve) degli iscritti non dipende forse dalle difficoltà delle amministrazioni locali e della Regione (competente per il diritto allo studio) a far fronte alle esigenze minime degli studenti (esigenze da sempre rivendicate dal Rettore di Orio e da tutti gli organi di ateneo, ma purtroppo spesso inascoltate)?
Inoltre, sfiorando il ridicolo, qualcuno critica l’accordo triennale ottenuto dal Rettore di Orio. A parte il fatto che qualche tempo fa il prof. Tiberti rivendicava di avere svolto un importante ruolo (peraltro non provato) nella stipula di tale accordo, deve invece invitarsi fortemente il Prof. Tiberti ad impegnare tutto se stesso al fine di ottenere (qualora abbia veramente a cuore le sorti dell’Ateneo che è anche suo) il rinnovo di tale accordo e con l’aggiunta anche di ulteriori misure di sostegno e di rilancio dell’ateneo aquilano. Tutte le componenti dell’ateneo mostrerebbero riconoscenza e plauso per tale risultato.
Condividiamo l’affermazione del Prof. Tiberti, secondo cui “nulla si è mosso per la sistemazione delle sedi”, ma ricordiamo al Prof. Tiberti che è proprio quel governo che egli rappresenta a risultare inadempiente in merito!!
E’ facile inoltre evidenziare che da un lato si rimprovera al Rettore di Orio una “politica di facili assunzioni” e poi ci si lamenta dell’attuale situazione che non consente l’assunzione di giovani ricercatori!! La verità è che, nonostante i continui tagli, l’ateneo aquilano (sotto la guida del Rettore di Orio) ha comunque perseguito e raggiunto (fino al sisma del 6 aprile 2009) una politica di crescita in termini di studenti iscritti, di risultati scientifici ed anche di assunzioni di personale docente e tecnico-amministrativo (ma questo è – anche in termini economici – un risultato positivo!!).
Ha pienamente ragione il prof. Russo Spena quando afferma che “Con la riforma Gelmini le facoltà vengono sostituite dai dipartimenti, ma perché questi ultimi rimangano in vita ci sono da superare soglie critiche” ed ha ragione quando evidenzia le difficoltà logistiche esistenti per studenti e docenti, ma probabilmente il prof. Russo Spena si rivolgeva al prof. Tiberti (seduto al suo fianco nella citata conferenza stampa) in quanto rappresentante di chi di quella legge e di tale situazione è il primo responsabile! E parimenti a chi oggi sottolinea che la riforma Gelmini non prevede il diritto di voto del personale tecnico- amministrativo (e, dopo averlo criticato, invita il Rettore ad un atto di coraggio) è facile replicare invitandolo a rivolgersi a chi di questo governo nel nostro ateneo è rappresentante!
In merito alle votazioni per il rinnovo del rettore, è facile replicare che la c.d. legge Gelmini (legge n. 240 del 2010) impone la modifica degli statuti e, immediatamente dopo, il rinnovo degli organi di governance.
Infine chi scrive avverte la necessità di sottolineare il non facile impegno della governance dell’Ateneo Aquilano nel far fronte alla stretta finanziaria e ai tentativi di sterilizzazione dell’autonomia universitaria, presenti nella riforma appena varata, nel contesto del post terremoto; queste circostanze ci spingono a manifestare pieno sostegno al Rettore di Orio e l’auspicio che un sereno confronto e la convinta solidarietà delle Istituzioni locali agevolino l’opera di rilancio in atto”.


25 Febbraio 2011

Categoria : Cronaca
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