“Il piano non esiste, il comune mente: si dimettano tutti e subito”
L’Aquila – 23 MESI PERSI SENZA PRODURNE UNO – ECCO IL DOCUMENTO CHE LO DIMOSTRA – La Fondazione 6 Aprile per la vita ha scoperto i trucchi e – purtroppo – le menzogne del Comune: L’Aquila è uno dei pochi comuni della sua grande provincia a non avere alcun piano di emergenza, ma solo un ridicolo elenco di 54 spazi e piazzali (molti dei quali privati, oppure bui, sporchi e comunque non attrezzati) che oggi ha nuovamente sciorinato, dopo una affannosa riunione tra sindaco, assessore Riga e qualche altro. Se dovessero esserci nuove scosse, la popolazione non saprebbe dove rifugiarsi, almeno nelle auto o nelle proprie tende private, se non nei luoghi che ciascuno sa trovare d’istinto: piazzale del Globo, piazzale ex Italtel, piazzale della Meridiana e così via.
Nè prima del 6 aprile, nè dopo, la città ha saputo mettere a punto un piano, come invece hanno fatto decine di altri comuni grandi e piccoli della provincia, consegnandoli alla Regione Abruzzo. Ora, al riacutizzarsi dello sciame sismico, il problema scoppia come un bubbone e gli amministratori farfugliano, accusando chi mette in luce questo gravissimo problema di “gettare fango”. Una situazione davvero senza precedenti, pur nella travagliata vicenda politica aquilana. Pubblichiamo il documento che dimostra la mancanza del piano, in possesso della Regione.
Abbiamo sentito il presidente della Fondazione, Vincenzo Vittorini, medico chirurgo, e il co-fondatore Pier Paolo Visione, dottore commercialista. Vittorini: “A gran voce, adesso, chiediamo le dimissioni non solo di Riga, ma anche del sindaco, della giunta e di tutti coloro che mantengono il silenzio su questa storia. 72.000 aquilani sono abbandonati a se stessi”.
Come fate a sostenere che il Comnune non ha un piano?
—Non lo sosteniamo, lo dimostriamo: c’è l’elenco dei comuni che hanno elaborato un piano, e sono la maggioranza in tutta la Provincia. C’è il comune dell’Aquila (vedi il documento riprodotto) che dichiara: è in fase di approvazione. Parole sue. Del resto, a chi ha chiesto il piano, in base alla legge sugli atti pubblici, è stato negato: per forza, non c’è…
La Regione cosa sa di questa storia?
—Tutto. Abbiamo parlato con il neoassessore alla Protezione civile, Gianfranco Giuliante. A lui risulta la stessa cosa. E abbiamo avuto gli atti, eccoli.
Il Comune continua a sostenere che il piano c’era prima del 6 aprile.
—Bella dichiarazione , si danno la zappa sui piedi: se c’era, dov’è adesso? Con lo sciame sismico nessuno saprebbe dove scappare, se fosse necessario.
La Protezione civile non dovrebbe essere la priorità assoluta in questa città ?
—Dovrebbe e deve assolutamente esserlo. L’assessore deve essere quello più attivo, competente, capace. Invece qui vediamo che si mente sapendo di mantire, si manca di senso civico e anche di rispetto per la popolazione. Non per noi, che abbiamo avuto persone care uccise dal terremoto. Per tutti. Nessuno in 23 mesi si è chiesto a che punto era il piano, dov’era, e allora debbono andarsene tutti e subito.
Dr. Visione, alle vostre richieste di dimissioni finora nessuno ha risposto…
—Ciò che mi lascia più sgomento dopo quello che sta emergendo in questa città , alla luce delle denunce della Fondazione 6 aprile per la vita, non è l’ostinazione penosa di un sindaco e di un assessore che, politicamente feriti ed all’angolo di una stanza incalzati su questioni gravissime, seguitano a negare l’evidenza, autoassolvendosi e convincendosi che 308 concittadini siano andati in gita fuori città invece che essere morti per colpa di un sistema di gestione e per delle omissioni gravissime, non consegnano il loro mandato ai cittadini di una città che vuole rinascere con trasparenza e con il rispetto massimo delle norme sulla prevenzione. Ciò che mi lascia veramente sgomento è il silenzio di tutti gli altri amministratori, di destra e di sinistra, dei membri della giunta, dei consiglieri comunali, degli altri politici aquilani eletti nei vari enti oltre che delle segreterie politiche che per non compromettersi aspettano che la bufera passi facendo finta di gestire una città ed asciugandosi ogni tanto il sudore sulla fronte. Il loro silenzio è omertoso. Se la città sta per affrontare un altro ventennio con codeste teste, non avrà alcuna speranza di vita economica, culturale, sociale ed amministrativa. Arrufferà una ricostruzione di facciata e si affiderà di nuovo al fato su tutti i punti di vista ma con l’aggravante della consapevolezza.
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