Taddei, l’uomo che… cadde sulla Terra


taddei-carloL’Aquila – Tanti anni fa, uscì un bel film che oggi è raro persino rivedere in tv. Si intitolava “L’uomo che cadde sulla Terra”. Un alieno che, convivendo con gli umani, finiva con insegnare loro mille cose ignote alla civiltà di questo mondo. Carlo Taddei, 56 anni, di Poggio Picenze, è un alieno nel contesto aquilano. Da giovane zappava la terra, ma non la sua. Quando era stanco e disfatto dalla fatica, si riposava dentro una casupola di pietra, che il terremoto del 6 aprile ha lasciato in piedi. Ora quella casetta (“Se fosse crollata, l’avremmo rifatta uguale” ci confida il figlio Danilo) è nel cuore dell’impero Edimo: un gigantesco complesso di palazzine, uffici direzionali, abitazioni per i dipendenti, ma soprattutto imponenti capannoni per metallurgia ed edilizia, poco dopo S.Gregorio verso S.Demetrio, che presto dovranno diventare più grandi e dovranno essere moltiplicati. La Edimo sta esplodendo. Nel dopo terremoto, ha avuto appalti per 73 milioni di euro, costruirà oltre 600 degli appartamenti antisismici per gli attendati aquilani. Produce già a ritmo impressionante pilastri d’acciaio (quasi cento al giorno) sui quali si appoggeranno le case. Due piastre di cemento armato, una a terra sulla quale poggiano i pilastri, che a loro volta sorreggono un’altra piastra, e sopra le case. “Solo se scoppia un vulcano sotto di noi – ci dice Carlo Taddei – queste case corrono rischi”.
L’imprenditore, uomo schivo, concreto, che sorride raramente, è un personaggio unico. Partito dal nulla, usando solo se stesso, la sua intelligenza, la sua intraprendenza, ha costruito un impero che sarà, o già è, il maggiore in Abruzzo nel suo campo, ma arriverà a primati europei entro un paio d’anni. “A L’Aquila un potere occulto, non saprei identificarlo, ha sempre impedito a chi usa il cervello di crescere e ostacolato i giovani. Allora io me ne sono andato in giro per il mondo, e poi a Roma – racconta Carlo – mi sono fatto da me, senza una lira dallo Stato, e poi sono tornato a L’Aquila. Eccomi”. Non è cosa da poco: 400 dipendenti, decine di nuove assunzioni, grosse prospettive per i prossimi due o tre anni, fino ad raddoppio. Grandissime opere in corso in tutto il Nord Italia e nel Centro. Contatti e alleanze con gigantesche aziende del Nord. “Ma loro – rileva Danilo – sono nate negli anni Venti o Trenta, la Edimo qui c’è da dopo il 2000. Dateci tempo…”. Carlo Taddei, come vedete, di aquilano non ha nulla. E’ un alieno in questa terra dove da sempre a chi vuol fare qualcosa, si dice: “Esso quissu”. Il patrimonio più caro a Carlo, però, è uno che gli sveliamo noi: la stima, l’orgoglio di essere Taddei di suo figlio Danilo. “Papà è tutto in quest’azienda” ci dice mentre ci aggiriamo sotto un Sole feroce in questo sito produttivo sterminato. “Ha solo 56 anni” osserviamo noi. “Certo, speriamo che resti in gamba e abbia voglia di crescere per almeno altri 15 o 20 anni” risponde il figlio. Non capita spesso. I figli, di solito, non vedono l’ora che papà si tolga di mezzo, per vivacchiare godendosi i suoi soldi. In casa Taddei c’è un valore umano che va persino oltre quello di un’azienda che lascia a bocca aperta, credeteci. Nessuno di noi avrebbe potuto immaginare una realtà di questa forza a L’Aquila, fatta da aquilani, che alle 7 del 6 aprile, poche ore dal sisma, stavano già lavorando per rimuovere macerie, rottami, ripulire tutto e ricominciare senza pause. Straordinario è la parola più esatta. Meritata al 100%. (G.Col.) (nella foto: Carlo Taddei nel suo ufficio alla Edimo)


16 Giugno 2009

Categoria : Cronaca
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