L’Aquila? Una ciambella bollente e caotica


rotonda-gignanoL’Aquila – Cos’è per chi vi arriva (dopo disastrosi viaggi in autostrada) al mattino L’Aquila? E’ una immensa ciambella brulicante di auto, tutta intorno ad un buco vuoto e silenzioso, il centro storico ormai zona rossa per tutti; un nome amaro e inquietante che sa di rovina e di abbandono. La ciambella è la grande area periferica e delle frazioni, estesa per chilometri da Nord a Sud, solcata da un’unica strada che consente di attraversarla: viale Corrado IV, viale Croce Rossa, e poi giù per via Strinella o verso Gignano. Altri percorsi non sono consentiti, e ovviamente il traffico è diventato caotico in misura incredibile, del tutto abbandonato a se stesso e non sorvegliato, non facilitato. I vigili urbani chi sa dove sono: non c’erano prima, a guardare il via vai delle auto, figuriamoci se ci sono adesso, che i loro compiti si sono moltiplicati ed estesi all’infinito. Per il traffico, come sempre è stato, neppure un pensiero approssimativo: si svolga come e se può tra mille problemi, ritardi, attese, ingorghi, code, arbitrii moltiplicati per cento, prepotenze, scorrettezze, soste selvagge a più non posso. Ovunque è sorta una selva di paninari, porchettari, bibitari, rivenditori di cibo spesso a prezzi da strozzo e qualità sottozero. A vederlo sembra un caos totale, e per molti lo è: ma la città tenta di risvegliarsi anche così, e c’è solo da chiudere un occhio. Il Comune pare averli chiusi tutti e due. Certo, trascorrere delle ore a L’Aquila, avendo da fare cose e raggiungere uffici dislocati non si sa dove, è un’impresa che amareggia e fa sperare solo di finirla prima possibile. Non esiste una mappatura, un luogo in cui si possano avere informazioni sulle varie dislocazioni: devi domandare, telefonare, elemosinare informazioni, e spesso ottenerle sbagliate. L’organizzazione non è un capolavoro,anche se non si può negare della comprensione. La ciambella, certi giorni (come oggi) bolle a 32-33 gradi, un forno, un’afa incredibile, un disagio che si taglia a fette e non solo nelle tendopoli. Tutti a scambiarsi notizie sulle ultime scosse, anche quando non ci sono state: qualcuno le ha sempre sentite e qualcun’altro – triste che ciò si ripeta – ti confida in un orecchio che il cognato della cugina del vicino di tenda “ha saputo”: la scossa grande arriverà. Ti dicono anche la data. Ma da dove viene la notizia? I giornalisti dovrebbero saperlo, il fatto è che “nascondono la verità, sono complici del bieco potere occulto”. Le solite storie pietose. Nessuno conosce la fonte: la vecchietta malefica ha bussato ancora ai teli delle tende spargendo presagi, quasi fatture maligne? Come se la gente avesse bisogno del peggio, invece del meglio. Ma cosa vogliamo farci? Non è una novità. In realtà, le scosse sono meno frequenti e pochi le avvertono davvero. Non è una garanzia, ma sicuramente un segno, sì. Pare buono. Il resto è pura fola, assoluta febbre della creduloneria. (G.Col.) (nella foto: la rotatoria in costruzione a Gignano)


15 Giugno 2009

Categoria : Cronaca
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