“L’Aquila nuda, università svuotata?”
L’Aquila – Dal prof. Piero Leocata riceviamo: “Vorrei aggiungere qualche commento circa il comunicato stampa emesso nei giorni scorsi dalla Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Maria Grazia Cifone. Ritengo, ma è solo una mia impressione, che il suo comunicato, forse per ruolo istituzionale che ella ricopre, abbia impedito di chiarire con termini più espliciti l’attuale situazione dell’Università dell’Aquila, con particolare riferimento alla Facoltà di Medicina e chirurgia
Su un pregevole foglio di cronaca locale si legge: “L’ultimo colpo all’Università aquilana, di Orio lo sta attuando con una convenzione di collaborazione con la Asl di Teramo… Perché, la premiata ditta Di Orio-Varrassi-Cifone-Ferri e…tutto il rimanente padre cucuzzaro dei fedelissimi del (magnifico?), prende tutto il malloppo, senza dividere con nessuno. Il tutto alla facciaccia dell’Aquila che quando prima, si ritroverà nuda e con un’Università completamente svuotata…”.
Fermo restando che un’Università per potersi definire tale necessità dell’assidua presenza dei docenti, dove erano molti, non tutti, di loro all’alba del 6 aprile e nelle settimane successive? Dove sono stati oggi, la settimana scorsa, negli ultimi 15 giorni? Chi è che, con questo modello comportamentale, vuole la fine dell’Università dell’Aquila? Chi?… Il Rettore, la Preside della Facoltà di Medicina o i tanti colleghi, che sono stati fin dal primo momento costantemente e continuamente presenti? Che hanno fatto di tutto per mantenere in sede le attività universitarie? Che hanno svolto le funzioni di usciere, segretario, impiegato e usato l’aspirapolvere per dimostrare che l’Università c’era ancora?
Non mi compete entrare nell’argomento degli affitti pagati e sulla loro congruità ; ma quanti di noi, che hanno perso la loro casa e sono in affitto, possono dire di pagare una cifra congrua? Non è noto che a L’Aquila i proprietari, non tutti per fortuna, di immobili agibili hanno ritenuto di sfruttare al meglio le loro proprietà? Cosa avrebbero dovuto fare il Rettore e il D.A.? Disperdere e frazionare nei centri dei dintorni le facoltà? proprio quello che adesso è addebitato ai vertici amministrativi?
Come ricordato nel comunicato della Preside, i docenti universitari hanno l’obbligo-dovere di svolgere attività d’assistenza che è praticamente a costo zero per la regione, considerato che lo stipendio è corrisposto dall’Università. In altre parole, la ASL si è privata, e si priva, della competenza di soggetti, la cui professionalità è riconosciuta in ambito almeno nazionale, cosa facilmente accertabile; evidentemente non per il Governatore Chiodi che imputa all’Università responsabilità circa il passivo della regione in termini di sanità; è incredibile: un docente universitario ha un costo irrisorio per la regione, spesso nullo.. Fin qui è poco; la cosa che indigna, o forse dovrebbe fare ridere, è che gli stessi, che hanno impedito che queste professionalità potessero operare nell’ambito della ASL, adesso strepitano sul fatto che si impoverisce e si svende l’Università ad altri lidi. Prima si fanno le barricate contro l’Università e dopo, gli stessi, alzano alti lai sul fatto che, per sopravvivere, essa cerchi spazi altrove (incredibile!). Diceva Einstein: «Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.» Che dire? forse al termine stupidità dovrebbe essere sostituito “malafede”; il concetto non cambia di molto.
Da 34 (trentaquattro) anni chiedo di essere convenzionato. Ho sempre ricevuto ampie rassicurazioni, ma a parte il tempo trascorso (si farebbe prima a proclamare un santo) adesso devo sentire queste assurdità; la conseguenza inevitabile della situazione sarà la chiusura della scuola di specializzazione che dirigo e di altre scuole dirette da docenti nelle mie stesse condizioni. L’alternativa sarebbe la convenzione con altre strutture ed ASL. Tertium non datur. Cosa dobbiamo fare? Chiudere le scuole o cercare ASL che ci accettano e ci consentono di mantenere strutture didattiche di prestigio (per inciso, io sono direttore anche della scuola di specializzazione di Pisa, aggregata a quella dell’Aquila).
Nel frattempo le Università di Teramo e Pescara (scusate: Chieti) si sono appropriate di risorse, in termini di borse di studio, destinate all’Università dell’Aquila. Non mi pare che gli organi d’informazione abbiano evidenziato questa notizia con la dovuta solerzia, continuità e risalto che una notizia del genere merita.
Forse il pregevole foglio di cronaca locale, sopra menzionato, e, naturalmente gli altri organi d’informazione, dovrebbero dedicare più spazio a queste tematiche e più interesse a (docenti?) universitari che tutto fanno meno che meritare il loro stipendio (non è difficile individuarli: basta chiedere agli uscieri).
Forse il pregevole foglio di cronaca locale non sa quali posti di professore universitario sono stati finanziati da aziende esterne. Certo, l’estensore dei numerosi articoli a riguardo non fa parte del Consiglio di Facoltà e alcune cose può non saperle, ma posso dire con assoluta certezza che i posti finanziati dall’esterno non sono solo quelli cui si fa riferimento in un articolo recente. Evidentemente il/i suo/i informatore/i ha/hanno omesso alcuni aspetti curiosi sull’argomento .
Io, Aquilano di adozione, nel mio piccolo, ho fatto, faccio e farò di tutto perché l’Università continui a stare a L’Aquila. Mi dispiace constatare che alcuni “Aquilani” non facciano altrettanto per un’istituzione che, a loro stesso dire, costituisce una risorsa essenziale per la città”.
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