Aree raccolta, Riga: “Siamo pronti” – Vittorini: “Dimettiti, attacco indegno alla Fondazione”


L’Aquila - (Nella foto: a sinistra Vincenzo Vittorini, presidente Fondazione, e Pier Paolo Visione) – Prende una brutta piega la polemica sulle aree di raccolta della popolazione in caso di terremoto. Lo sciame sismico (con ultima scossa e boato 2,9 ieri sera alle 20 e 33 e nuove paura per tutti) ha sbattuto in faccia a tutti la verità della situazione: terremoto non ancora finito, rischi, totale incertezza delle persone sul dove rifugiarsi in caso di necessità. Problemi rilevati dal nostro giornale e dalla Fondazione 6 aprile per la vita, che forse Riga non conosce o confonde con altre iniziative, parlando di vittime quando dovrebbe parlare di martiri. Oggi il presidente Vincenzo Vittorini, letta la dichiarazione di Riga (che riportiamo appresso) è sceso in campo parlando di “indegno attacco” e chiedendo esplicitamente le dimissioni di Riga e una ferma presa di posizione di tutti gli esponenti politici contro il suo atteggiamento. Se questo non accadrà, ci ha detto Vittorini, torneremo alla posizione iniziale: dimissioni di tutte le autorità istituzionali aquilane, a cominciare dal sindaco.
Ma riassumiamo i termini e i momenti della situazione. Ieri, con le scosse, è la gente ha riproposto il problema: dove dobbiamo rifugiarci se occorre?
Risposte, nessuna, visto che dai palazzi istituzionali non era venuta fuori neppure mezza parola: indicazioni, disposizioni, prevenzioni, magari anche caute istruzioni alla popolazione in caso di necessità. Sabato e domenica di tutto riposo per i politici?
La Fondazione 6 aprile rileva questa anomalia e protesta: dove sono le aree di raccolta organizzate e attrezzate? Il nostro giornale raccoglie segnalazioni e telefonate di persone impaurite e smarrite, e mette in evidenza l’argomento. Ancora silenzio di tutti.
Oggi Roberto Riga scrive: ““Quanto affermato dal presidente dell’associazione “309 vittime” Vincenzo Vittorini è totalmente destituito di ogni fondamento”. Prima gaffe: La fondazione non è quella indicata come 309 vittime.
Continua l’asessore alla Protezione civile (lo sapevate? é proprior Riga…): “Il Comune dell’Aquila si è dotato di un piano di intervento di Protezione Civile, per ogni evento calamitoso (alluvioni, incendi, eventi sismici) già nel gennaio del 2009. Un piano, peraltro, regolarmente pubblicato e reso noto nelle forme opportune. Lo scorso anno le aree di attesa e di accoglienza per la popolazione sono state nuovamente aggiornate, anche alla luce dei nuovi insediamenti e della rinnovata situazione urbanistica del territorio a seguito del sisma. Anche in questo caso tali predisposizioni sono state rese note e messe a disposizione dei cittadini”.
“Informo inoltre – ha dichiarato ancora l’assessore – che stiamo predisponendo una pubblicazione che informi tutti i cittadini e tutta la popolazione studentesca su quali azioni porre in essere in caso di evento sismico, indicando quali sono i luoghi di ritrovo e di prima accoglienza. Come previsto è stato inoltre istituito il Coc (Centro operativo comunale), nella sede municipale di palazzo Gizzi”.
“Sicuramente – ha proseguito l’assessore Riga – lo sciamo sismico che si sta verificando in questi giorni desta qualche preoccupazione. Abbiamo pertanto allertato tutti gli uffici per ogni singola funzione da attivare in caso di allarme (assistenza alla popolazione, telecomunicazioni, trasporto, primo intervento, sanità). Prendo atto – ha concluso l’assessore – delle legittime preoccupazioni di Vincenzo Vittorini e della sua associazione, tuttavia vorrei proporgli, anziché gettare fango su tutto e tutti, di attivarsi per un coordinamento con la nostra struttura, cosa che sarebbe di gran lunga più proficua e sulla quale assicuro al presidente Vittorini, fin da ora, la mia massima disponibilità”.
Oggi Vittorini dà la sua risposta a Riga: “Dimettiti, perchè qui nessuno sta gettando fango su nessuno”. Il problema è: esistono o no le aree di raccolta? Quali, quante sono e dove sono? Sono attrezzate o no? Sono segnalate o no? La gente saprebbe trovarle in caso di affannosa necessità? L’Aquila non aveva un piano autentico per la Protezione civile prima del 6 aprile, e a due anni dal 6 aprile non se ne conosce l’esistenza, se non nelle parole. O almeno, la popolazione non lo conosce, non saprebbe come comportarsi in caso di emergenza, se non fuggendo alla rinfusa verso la campagna o altrove, forse sulla costa, come avvenne.


21 Febbraio 2011

Categoria : Cronaca
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