Gran sasso, 200 mln: serve uno che capisce…


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – LETTA CI HA AIUTATI, MA NON PASSERA’ UN ALTRO TRENO – (Foto: il ghiacciaio del Calderone nel 2007) – Arriva, nella vita, anche il momento di cambiare tutto: routine, metodi, progetti, azioni. Speriamo soprattutto persone. Per il Gran Sasso aquilano ci sono storicamente tre punti fermi: Mussolini che lo inventò, l’ex sindaco Lombardi che rifece da capo la funivia, e Gianni Letta, che ha consegnato ai politici abruzzesi l’accordo (annunciato l’altra sera a Palazzo Chigi) da 200 milioni di euro. Un accordo che, finalmente, vede un sistema tra aree aquilane tutte d’accordo per un progetto di sviluppo. Su Gianni Letta la pensiamo come Berlusconi: ce ne vorrebbero una dozzina, in Italia. Per fortuna che è abruzzese e ci vuole bene.
Tutto ciò è la premessa per il cambiamento, se le parole diventeranno fatti e potrà esserci, finalmente, un decollo. E’ l’ultimo treno, anzi un treno straordinario reso possibile – ahimè – dal terremoto. Ora la bacchetta del direttore d’orchestra torna nelle mani degli aquilani, intesi come abitanti del comprensorio direttamente coinvolto nel progetto: Gran Sasso, ma anche Rocche e comuni limitrofi, inclusa quella realtà da tempo consistente che chiameremo Campo Felice. Nata dai privati e sviluppatasi grazie a loro. Come non ricordare Aldo Jacovitti di Rocca di Cambio? Anche di lui oggi ci vorrebbe una clonazione…
A questo punto bisogna parlare e parlarci chiaro. Il Gran Sasso gli aquilani lo hanno distrutto, in decenni sciagurati che hanno portato all’attuale rovina totale. Tutto l’Abruzzo bianco è cresciuto. Solo la montagna aquilana è di fatto in stato comatoso. Significherà qualcosa. Sarà pure colpa di qualcuno. Bene, spazzare via tutti è il primo passo. Posto che gli aquilani non hanno saputo far altro che rovine, debbono togliersi di mezzo, a cominciare dai politici: tutti. E’ un discorso semplice, amaro, realistico. Ma inevitabile.
Occorre per il Gran Sasso una persona seria, solida, competente, di grande esperienza e priva completamente di affinità politiche. Un condottiero capace di produrre risultati presto e bene, adoperando l’accordo di Palazzo Chigi. Nell’Italietta degli anni Sessanta, ad un certo punto fu fatto ministro della difesa Giulio Andreotti, che a causa della sua gibbosità, non aveva neppure militato. La politica voleva così, e così fu. L’Italietta restò quella potenza militare da operetta che era, a servizio degli USA, che ne fecero una specie di garage per bombe atomiche, missili, manovre spionistiche. Una passerella nel Mediterraneo utile all’attracco di portaerei e sommergibili atomici. Dagli anni Ottanta, cominciammo a contare militarmente e oggi siamo nel mondo in missione di pace, ma i soldati muoiono. E’ un altro discorso, tuttavia. Torniamo a noi.
Mettere in mano a mestatori, politicastri locali, esperti per nomina politica, arruffoni, burocrati e saltafossi lo sviluppo del Gran Sasso, sarebbe un altro errore di quelli che hanno devastato L’Aquila nel passato lontano e recente. Nessuno potrebbe più aiutarci, nemmeno Gianni Letta. Siano dunque compiute scelte rapide e assennate, e siano per primi i politici a comprendere che i loro metodi sono deleteri e che le mistificazioni degli unti dal Signore sono finite per sempre. Il terremoto c’è stato, e forse ha fatto ribollire acque stagnanti e marce. Letta ha oltre 70 anni e forse è stanco, anche del suo sguisciante capo, che gliene combina più di quante egli possa ricucirne. Comunque, di fronte ad un’ennesima aquilanata, ci mollerebbe una volta per tutte.
Ci sarà un giudice a Berlino… ci sarà anche a L’Aquila una persona capace. Se non c’è, non si abbia timore di rivolgersi altrove. Gli americani senza i cervelli importati – cominciando da Einstein – non avrebbero vinto un bel niente. Si abbia il coraggio di valutarsi con freddo realismo. E di decidere il meglio. O adesso, oppure è davvero finita.


19 Febbraio 2011

Categoria : Turismo
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