Riflessioni – Processo alle porte e ricerca dei numeri


(di Carlo Di Stanislao) – La decisione ha immediatamente fatto esplodere la polemica tra i partiti, con la maggioranza che parla di “uso della giustizia a fini politici” e l’opposizione che torna a chiedere le dimissioni del premier. Il Gip di Milano ha disposto il giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi, per i reati di concussione e prostituzione minorile, con apertura del processo il 6 aprile, davanti ai giudici della quarta sezione penale composta da tre donne (per Famiglia Cristiana “una nemesi”): Giulia Turri, Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro. Nel provvedimento, il Gip Di Censo, afferma la competenza territoriale del tribunale di Milano per entrambi i reati contestati a Berlusconi e ritiene che la competenza funzionale sia propria della magistratura ordinaria e non del tribunale dei ministri. Dalla notifica del decreto, Berlusconi ha quindici giorni di tempo per decidere se ricorrere a riti alternativi che, in caso di condanna, concedono lo sconto di un terzo della pena. “Ce lo aspettavamo”, ha dichiarato Piero Longo, uno dei legali del premier. Sul fronte politico, tra i primi a intervenire il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: “Il governo va avanti, resistendo a questi tentativi di manomettere l’equilibrio politico del Paese”. “La decisione ricalca un copione perfino scontato. La situazione è davvero paradossale: non ci sono nè i reati nè le vittime”, aggiunge il portavoce Daniele Capezzone. “Mai nella storia d’Italia vi è stato un uso della giustizia così finalizzato alla lotta politica. È inevitabile un intervento del Capo dello Stato”. Sollecita il ministro per l’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi. “Berlusconi si comporti come un cittadino normale: si rechi in tribunale e si difenda dai capi d’accusa. Ma prima rassegni le dimissioni”, replica invece Oliviero Diliberto, portavoce nazionale della Federazione della sinistra. E oggi, La Repubblica, ricorda il fitto calendario di Berlusconi in tribunale: il 28 febbraio riprenderà il processo sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset; i il 5 marzo quello riguardante Mediatrade, in cui è imputato insieme al figlio; l’11 marzo è previsto il processo per la corruzione di David Mills, anche se, nello stesso giorno, a Bruxelles, ci sarà un Consiglio straordinario d’Europa sull’economia e la richiesta di rinvio per legittimo impedimento appare come un atto dovuto. Ancora, in Primavera, Berlusconi dovrà comparire anche nell’udienza Unipol e, a breve, i pm romani chiuderanno le indagini su Rti, altro capitolo dei diritti tv, nato dalla trasmissione di atti da Milano, con, anche in questo caso, accusa, per lui, di frode fiscale. A ciò si aggiunga che per Berlusconi si potrebbe profilare un’udienza camerale in relazione alla richiesta di archiviazione del presunto aggiotaggio, in merito all’invito rivolto da Berlusconi agli imprenditori a non dare pubblicità ai giornali “che remano contro”. Piuttosto interessanti, fra le altre, le considerazioni che fa oggi Famiglia Cristiana sul caso. Che Berlusconi dovesse andare sotto processo – osserva il settimane cattolico – era scontato. Infatti, aggiunge, dopo le grandi manifestazioni di domenica, centinaia di migliaia di donne in piazza, per lo meno su Ruby e socie era inevitabile una sentenza. E dopo gli attacchi di Berlusconi alla magistratura, era ben difficile che un gip spaccasse il capello in quattro, e più ancora che facesse finta di nulla. Ora la questione riguarda quale delle due tesi sarà considerata valida dal collegio femminile giudicante e cioè se Berlusconi ha sfruttato le sue ospiti incentivandone la prostituzione o, sono queste disinvolte fanciulle che hanno sfruttato Berlusconi, con fredda determinazione e calda venalità. Nonostante tutto, comunque, Berlusconi è ancora convinto di restare a capo del governo ed i riflettori sono puntati su alcuni nomi che potrebbero fornirgli i nove (Calderoli dice “meglio 14, così avremo la maggioranza in tutte le commissioni”) voti di sicurezza. In primo luogo Roberto Rosso e Giulia Cosenza di Fli, poi Ferdinando Latteri dell’Mpa. Oltre a loro il Liberaldemocratico Italo Tanoni, assente nella fatidica votazione del 3 scorso, mentre la collega di componente Daniela Melchiorre risultava in missione. Non votò neanche Paolo Guzzanti, in questi giorni particolarmente critico nei confronti delle manifestazioni contro il premier. In teoria quindi sei potenziali deputat, i a cui la maggioranza potrebbe guardare per arrivare a 322. Più difficile immaginare che nel centrodestra possano arrivare altri due parlamentari assenti nella votazione del 3 febbraio, vale a dire Luca Volonté dell’Udc e Gianni Vernetti di Api. C’è poi il caso di Luca Barbareschi, che da diversi giorni tiene tutti con il fiato sospeso circa la sua intenzione di lasciare o meno Fli e che sulla richiesta di autorizzazione alla perquisizione nei confronti di Berlusconi si astenne, con tanto di colpo di teatro circa le sue reali intenzioni di voto. Nel Pdl si guarda con un misto di scetticismo e freddezza alle sue decisioni, ma alla fine non è escluso che potrebbe decidere di dimettersi, lasciando il posto al primo dei non eletti nella circoscrizione Sardegna, vale a dire Giovanni Marras, che dovrebbe iscriversi al Pdl, consentendo così alla maggioranza di toccare un potenziale 323. Da capire poi quali saranno le decisioni di Adolfo Urso, in queste ore dato in rotta con Fli e che potrebbe sottrarre un voto all’opposizione, mentre appare più difficile ipotizzare un immediato ritorno organico nella maggioranza. C’è poi la questione dei rapporti con i Radicali. Se il premier si dimettesse, ha ricordato Marco Pannella, si andrebbe a votare “con questa legge infame, se la maggioranza passa con noi non respingiamo nessuno”. Domani pomeriggio, poi, e’ prevista la riunione dei senatori finiani dell’ala ‘moderata’ che hanno fatto sentire la loro voce dopo le decisioni di Milano. Ma se per i ‘responsabili’ Silvano Moffa e Saverio Romano saranno i ‘dissidenti’ di Fli a tornare all’ovile berlusconiano, altri fanno intendere che qualche arrivo potrebbe registrarsi anche da sinistra. “Mi aspetto contributi importanti dal Pd”, teorizza Gianfranco Rotondi. “Il filo rosso dei rapporti tra i cattolici del centrosinistra e quelli del centrodestra non si sono mai interrotti – aggiunge – quel filo e’ diventato un cordone”. Di là da queste ipotesi tutte da verificare, restano scanditi il processo del 6 aprile e gli altri, fra fine febbraio e i primi di marzo. Una donna, il giudice per le indagini preliminari di Milano, Cristina di Censo, ha deciso che lui vada a processo per entrambi i reati richiesti, poiché. “sussiste evidenza della prova”, prove raccolte da un’altra donna, Ilda Bocassini e il 6 aprile (data ora fatidica anche per lui), un’altra donna, la giudice Giulia Turri, presiederà il collegio della 4° sezione penale del Tribunale del quale fanno parte due donne, le giudici Carmen D’Elia e Orsolina De Cristofaro. Ed io delle donne mi sono sempre fidato.


15 Febbraio 2011

Categoria : Dai Lettori
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