Cinema – Il cigno nero
(di Carlo Di Stanislao) – Nina (Natalie Portman) è una ballerina professionista, ossessionata dalla competizione con la più giovane Lily (Mila Kunis), nel film “Il cigno nero”, diretto da Darren Aronofsky e candidato a 5 Oscar. Una lotta sfrenata, senza limiti e confini, con atmosfere che ricordano “Rosmary baby”, presentata in prima mondiale all’apertura della 67° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, lo scorso settembre ed in uscita ora nei nostri cinema, dopo il grande apprezzamento anche all’ultima edizione del Toronto Film Festival. Basato su una storia di Andres Heinz, sceneggiata poi dallo stesso Heinz e Mark Heyman, il film nasce come idea nel 2000, quando Aronofsky e Natalie Portman si accordarono per le riprese. Le stesse sono iniziate nel 2007, quando Aronofsky propose il progetto alla Universal Pictures, appena dopo la distribuzione di The Fountain – L’albero della vita. La produzione è stata avviata con il supporto di Protozoa Pictures e Overnight Productions, ma nel settembre di due anni fa, la Overnight si è tolta dal progetto e la Fox Searchlight Pictures ne è divenuta co-finanziatrice e distributrice. Eccellenti fotografia, musiche e balletti, con le due protagoniste più che credibili sulla scena. Bravo e all’altezza Vincent Cassel, ormai proiettato nell’universo dello star-system internazionale, con una Wynoma Ryder superlativa. Il New York City Ballet fa da coro in questa tragica, crudele vicenda, nutrita di spietatezze e di cinismo, che mostra quanta ferocia si nascondo dietro al patinato mondo dello spettacolo e come per ciascuno, il vero pericolo sia se stesso. In definitiva un “Dr. Jekyll and Mr. Hyde”, sulle note e le movenze del “Lago del cigno”, una pellicola che avvince, cattura ed emoziona, senza mai cadute, in cui una ballerina di New York, alla ricerca di successo ed amore, per colpa di un madre molto severa e di un coreografo molto esigente, rischia di perdere la propria personalità e la voglia di continuare a vivere, con un equilibrio interno sempre sul punto di sgretolarsi. Un film che ricorda Cronenberg, con una Portmann indimenticabile, un film raffinato non solo per l’ambientazione ballettistica, ma per l’esplorazione dei lati oscuri della natura umana, delle loro influenze e delle conseguenze sul nostro agire. Appoggiandosi sulla colonna sonora (le musiche di Tchaikovsky, mescolate a quelle originali di Clint Mansell), Aronofsky, caudiuvato da un cast eccellente, ritrova il piglio di “The Westler”, che gli valse, si ricorderà, il Leone D’Oro, mescolando movenze da white trash, all’interno delle corografie dei balletti e facendone i fondamenti dei difficili equilibri, nei i labirinti oscuri della mente. Il film uscirà il 18 febbraio (assieme ad altri due candidati a vari Oscar, “Il Grinta” e “Un Gelido inverno”) ed è uno di quelli da non perdere, per il ritmo, la qualità, i risvolti ed i contenuti. Per curiosità ricordiamo esso ha lo stesso titolo (in italiano ed inglese) di un film del 1942, diretto da Henry King, con Tyrone Power, Maureen O’Hara e Laid Gregar, ambientato a Maracaibo, fra feroci bucanieri.
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