Consorzi: riforma? No, smantellamento
Pescara – Per i consorzi industriali si va parlando di riforma, in realtà per la UIL è smantellamento. E c’è il rischio che non se ne faccia nulla. Scrive Roberto Campo: “Se la “riforma” è male impostata (ed è male impostata), la maggiore probabilità non è tanto che ne venga fuori una cattiva riforma, ma nessuna riforma. I dubbi di legittimità che solleva il disegno predisposto dall’Assessorato sono tanti. Se non si cambia strada, rischiamo di ritrovarci ancora a lungo con i consorzi commissariati, alle prese con infiniti ricorsi.
-Metodo
È mancato l’incontro di ritorno con l’Assessore Castiglione, che pure abbiamo sollecitato. Si capisce il perché: non hanno recepito pressoché nulla delle nostre osservazioni.
-Accettiamo la sfida di 1 solo ente
La nostra proposta era di passare dagli attuali 7 a 4 consorzi, individuati per comprensori omogenei piuttosto che per province. Eravamo e siamo dell’idea che non vada smarrita l’aderenza dei consorzi industriali ai diversi territori, ma prendiamo atto che non siamo stati convincenti. L’Assessore continua a pensare che 1 sia meglio? Vada per 1. Ma che sia un consorzio a tutti gli effetti, di nome e di fatto. Un consorzio potenziato, più moderno, ma un consorzio: non altro.
-No al regresso ai Comuni
Si immagini la Sevel divisa tra i Comuni di Atessa e Paglieta: è il simbolo di quanto non va nella proposta dell’Assessorato. La dimensione sovra-comunale va mantenuta in capo ai consorzi, e con essa le funzioni urbanistiche e di esproprio/assegnazione delle aree.
-Facciamo la riforma
Noi siamo per la riforma dei consorzi. Prendendo spunto dal meglio che c’è in Italia in materia, al Nord come al Sud. Altri disegni che creerebbero nuovi enti non meglio definiti, non li condividiamo. Alla prima fase in cui l’Assessorato ha perseguito esplicitamente l’obbiettivo della liquidazione dei consorzi industriali, ne è seguita una seconda in cui evidentemente l’obbiettivo è rimasto lo stesso, ma al termine “liquidazione” si è sostituito quello di “riforma”. Apriamo finalmente la terza fase, in cui “riforma” significhi “riforma”.
-Obbiettivi della riforma
Standard di qualità dei servizi tradizionali; arricchimento della gamma dei servizi da erogare; istituzione di aree produttive ecologicamente attrezzate; mantenimento e miglioramento delle funzioni dei consorzi in materia di infrastrutturazione, ambiente, finanza pubblica; ricostruzione degli organi democratici; individuazione di forme di maggiore partecipazione dell’Impresa; definizione di forme di contribuzione universale”.
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