Commiato da Salvatore Leocata
L’Aquila – (di Goffredo Palmerini) – Si sono tenute stamattina nella chiesa di San Francesco, a Pettino, le esequie del dr. Salvatore Leocata, deceduto martedì sera nella sua abitazione. Nato a Modica (Ragusa) 87 anni fa, da moltissimi anni viveva all’Aquila, dove aveva prestato servizio nella pubblica amministrazione come dirigente dello Stato, conosciuto e stimato nel capoluogo abruzzese, la sua seconda città , e nell’intera regione.
C’era molta gente alla cerimonia funebre a dare l’ultimo saluto: il Rotary Club dell’Aquila presente con numerosi soci, tanti medici colleghi dei figli Pietro (docente nella Facoltà medica dell’ateneo e anatomo-patologo al San Salvatore) e Margherita (radiologa dell’ospedale civile), docenti universitari, professionisti e moltissimi amici della famiglia.
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Spesso il dr. Leocata tornava in Sicilia, nella città natale. Eppure, la sera del 4 gennaio scorso, fu per me una sorpresa inaspettata vederlo entrare, con la signora e sua figlia Margherita, nell’aula consiliare del Comune di Modica per assistere ad una conversazione sulla storia dell’Aquila che tenevo in quella bella città , patrimonio dell’umanità , che una generosa testimonianza di solidarietà ci ha dato nei mesi successivi al terremoto. Avuta notizia di quell’evento, era felice di parteciparvi con familiari e parenti e vedere unite le due città che più amava, L’Aquila e Modica. Lo disse con soddisfazione al sindaco Antonello Buscema, congratulandosi per il suo intervento a conclusione di quella serata.
Ma era molto lieto anche per quel non formale legame spirituale tra le due città , saldato da un gemellaggio religioso tra la parrocchia di San Pietro, una delle più antiche di Modica, e quella di Santa Maria Assunta di Paganica, dove la Caritas siciliana ha tenuto il campo base per molti mesi dopo il 6 aprile 2009. Un’amicizia forte e vera, quella con gli aquilani, nata in seguito alle numerose missioni della Caritas modicana nelle tendopoli dell’Aquila e degli altri centri colpiti dal terremoto. Un’amicizia che Salvatore Leocata leggeva come la realizzazione d’un suo vecchio sogno.
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