Ecco il metanodotto che sventra l’Abruzzo
Sulmona – Metanodotto Snam pronto a sventrare buona parte dell’Abruzzo interno: un’opera che non si può evitare, visto che giunge da Brindisi e prosegue verso il Nord Italia, per quasi 700 chilometri. Nulla da fare o da dire? Sulmona non è esattamente d’accordo e oggi un comitato ambientalista ha detto la sua. Anzi, le sue, molte e indubbiamente sufficienti a riflettere. Il metanodotto Snam è previsto proprio lungo la faglia sismica che costeggia il Morrone e arriva a Popoli: quella che preoccupa più di un geologo. L’enorme tubo dovrà poi proseguire verso L’Aquila, salendo verso l’altopiano di Navelli e andando avanti lungo un’altra faglia sismica, fino a Pìzzoli e oltre in direzione di Umbria e Marche. L’opera, secondo gli ambientalisti peligni, è di forte impatto ambientale. Ma c’è dell’altro: l’area dell’altopiano di Navelli si è rivelata, negli ultimi anni, di alto valore archeologico donando una ventina di siti con importanti resti e vestigia, che avrebbero dovuto (progetto sepolto nei cassetti?) costeggiare il pericorso della “strada dei Vestini” e arricchire un parco archeologico che poteva fare la fortuna del turismo. Cosa se ne farà ? Come sempre in casi del genere, le proteste degli ambientalisti rimangono inascoltate, politici e amministratori chinano il capo di fronte allo strapotere dell’Eni e della sua Snam. Molti anni fa, un altro metanodotto sventrò l’altopiano di Navelli passando imperterrito e inarrestabile nel cuore della città preromana di Peltuinum, presso Prata d’Ansidonia: non ci fu nulla da fare, il tubone passò. Stavolta? Chi sa cosa ha da dire, o se ne è informata, la sovrintendenza archeologica di Chieti. (nella foto: lo scavo per un metanodotto ENI, lungo centinaia di km)
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