Imperativo: bloccare ogni riforma
(di Gianfranco Colacito) – Imperativo (categorico) è, in certa politica nostrana, bloccare prima di tutto – per principio – ogni riforma, tentata, pensata, progettata o semplicemente proclamata. Come nel caso dei consorzi industriali, che la giunta regionale intenderebbe semplicemente chiudere, sostituendoli con un organismo unico. I consorzi sono sette, e potete far di conto per sapere quanti personaggi siedono nelle varie poltrone e poltroncine di comando, detentori di una fetta o fettina di potere. E di un gettone di presenza, che di questi tempi è quasi un compenso professionale. Anzi, molti personaggi ereditati da passato (speriamo) vivono prioprio di quel gettone. Una struttura di potere di questo tipo significa un apparato, quindi una forza che trova espressioni al vertice della politica, si oppone alla soppressione, o quanto meno vuol partecipare all’edificazione del nuovo sistema centralizzato. Insomma, alt all’innovazione, quanto meno senza le dovute partecipazioni. E fettine di potere spalmante sul pane quotidiano delle prebende. Chiodi e gli altri che vogliono cambiare sbattano in faccia ai frenatori questo argomento: diteci cosa avete fatto, cosa avete prodotto. Un rendiconto che andrebbe appeso al collo di tutti i titolari di cariche e prebende disseminate nell’orto della politica. Se si dovessero tirare le somme, e fare verifiche, rimarrebbero in pochi a cavallo delle istituzioni. Magari anche tra i consiglieri regionali da 10.000 euro mensili.
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