Artusi servito in giallo


(di Carlo Di Stanislao) – Uomo coltissimo e raffinato curatore di “consigli culinari” ed altro ancora, Pellegrino Artusi, è il protagonista, a 75 anni ben portati, mentre è ancora signorino ed inalbera un paio di baffoni bianchi, folti e spioventi, come quelli di Umberto I, di una vicenda gialla ambientata in Maremma nell’ultimo scorcio del XIX secolo, una vicenda intricata e piena di colpi di scena, in cui entra inaspettatamente, con in mano una cesta con due gattoni obesi e un romanzo di Arthur Conan Doyle. Così lo immagina il pisano Marco Malvaldi, nel giallo “Odore di chiuso”, un giallo rispettoso di tutti i canoni della tradizione classica; unità di tempo, un week end dal venerdì sera del 16 giugno 1895 al lunedì mattina del 19; unità di luogo, il castello del barone di Roccapendente, con il corollario che fra i suoi abitanti deve per forza celarsi il colpevole; il delitto nella camera chiusa; una prima soluzione dell’enigma che si rivelerà fallace; la riunione di tutti gli abitanti nel salone per il disvelamento del o della colpevole, al termine di un serrato duello verbale. Il castello si trova in Maremma, dalle parti di Bolgheri e perciò non può mancare un accenno a Giosuè Carducci, scritturato dall’autore per un delizioso cammeo. Vi abitano, oltre al barone Romualdo Bonaiuti, i componenti della sua famiglia in un ventaglio di tre generazioni, la dama di compagnia della vecchia baronessa Speranza costretta alla sedia a rotelle, la numerosa servitù e due ospiti, il signor Ciceri, fotografo e il nostro Pellegrino Artusi. Nessuno sa perché il barone li abbia invitati. Ai famigliari non resta che fare congetture mentre attendono l’arrivo della carrozza con il nostro esperto di cucina. In questo umano e un po’ sospetto entourage, piomba gelido il delitto. Teodoro, il maggiordomo, è trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo. I sospetti seguono la strada più semplice, verso la povera Agatina, la cameriera altera e procace. Sarà Pellegrino Artusi, grazie alla sua saggezza e alle sue originali letture, a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta. Si parla molto di cibo in questa storia e non potrebbe essere altrimenti ma nondimeno, per i pranzi del sabato e della domenica, quando già i commensali stanno per sedersi a tavola per gustare i capolavori di una cuoca tanto brava quanto scostante, succede qualche imprevisto che li costringe a digiunare. A parziale compenso l’autore ci regala una ricetta che non si trova nell’Artusi ma che ci starebbe benissimo, il polpettone zingaro a base di tonno. Marco Malvaldi, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Chimica Bioorganica dell’Università di Pisa, ha esordito nella narrativa nel 2007 con il giallo La briscola in cinque. I suoi gialli, editi da Sellerio e scritti in vernacolo pisano, raccontano le divertenti indagini investigative di quattro anziani frequentatori del BarLume: Ampelio, Aldo, Rimediotti e Del Tacca, e infine del barista Massimo. In Odore di chiuso Malvaldi ha lasciato al momento l’improvvisata squadra investigativa dei vecchietti del BarLume per potersi dedicare a un vero giallo classico, basato su interrogatori, intuizioni e conclusioni deduttive. Ha scelto l’epoca di un’Italia da poco unificata e ancora impastoiata nei particolarismi nobiliari con riferimenti storico letterari che occhieggiano ironicamente all’oggi. Ma senza abbandonare la sottigliezza umana che gli permette di disegnare ogni personaggio con insolente umorismo, offrendo gallerie di caratteri e situazioni comiche capaci di divertire tanto quanto l’ingegnosità dell’intreccio, come nella migliore tradizione anglosassone, ad esempio quella incarnata da Jerome K. Jerome, cui l’autore si ispira direttamente, ma con grande freschezza ed originalità. “Odore di chiuso”, edito da pochi mesi da Sellerio, è un giallo classico, con spunti di eccellente letteratura ed un occhio molto attento su l’Italia del periodo immediatamente successivo all’Unita’. Non è la prima volta che Artusi è servito in giallo. Nel 2007 a Casa Artusi di Forlimpopoli, un ciclo di incontri si chiamò proprio “il Gusto del Giallo”, con incontri e convivi alla scoperta del rapporto che lega la letteratura gialla al cibo.


08 Febbraio 2011

Categoria : Recensioni Libri
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