L’Università? Resti sola a macerarsi


L’Aquila – C’erano tutti al Gran Tavolo dei Potenti, riunito attorno a quella sorta di sciamano protettore del cratere che si chiama Gianni Letta. Potenti di ogni calibro e colore, in prima fila e in seconda fila, questuanti, prefiche, adulatori, reggitori di borse, saltisti della quaglia, a tempo pieno o parziale, lamentatori di professione, carrieristi di vocazione, dalla serie A alla serie Z. Tutti per ricostruire, chi la carriera, chi la città. L’Università dell’Aquila, 21.000 studenti e 21.000 problemi e guai, mancava: non era stata invitata. Il rettore ha protestato oggi (potete leggere la nota di cronaca), e qualche smunta pariglia di politici lo ha spalleggiato. Il resto del potentato ha tenuto la bocca chiusa: il muro di gomma si estende, si consolida, una superfetazione di ambiguità e di silenzi. L’Università resti punita. Spesso la sua voce è fuori dal coro, teniamola a distanza. Scompiglia i giochetti, arruffa i progetti, fa la birichina perchè di Orio non è uno che te le manda a dire. Se è così che L’Aquila vuole ricostruirsi, c’è da restare basiti. Nessuno con un seme di senno nel cervello escluderebbe la prima “industria” del territorio da un qualsiasi progetto o similprogetto di ricostruzione. Letta ha detto: “I soldi ci sono, ora fate presto, muovetevi, invece di berciare”. E questi hanno fatto prestissimo: impugnate le forbici, hanno tagliato l’Università. Ma che bella pensata. Chi sa se hanno dovuto impegnarsi molto a produrla, o è arrivata spontanea.



04 Febbraio 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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