Benvengano le regole, ma quando si comincia?


L’Aquila – L’Ance (associazione costruttori) e Confindustria puntano fortemente sulla trasparenza dei percorsi e dei patti. E’ la moneta con cui ci si assicura la ricostruzione presto e bene. In un documento, scrivono oggi: “Il modello di Contratto tipo, pubblicato dalla Struttura Tecnica di Missione, era uno dei pilastri mancanti per un buon inizio dei lavori. Uno strumento il cui varo era atteso non solo dai cittadini, ma dalle stesse imprese edili. Infatti da termini e condizioni chiare ed inderogabili, che danno forma alle attese dei committenti, mettono nero su bianco gli obblighi dei costruttori ed impegnano anche i soggetti erogatori delle risorse, il nostro comparto ha tutto da guadagnare in termini di serenità e snellezza nell’iter del lavoro.

I costruttori abruzzesi sono perfettamente in grado di rispettare i patti fissati dal contratto tipo: limiti ai subappalti, clausola fideiussoria sugli errori di realizzazione e progettazione, termini perentori della riconsegna, prevenzione antimafia ed altre precauzioni tutte a vantaggio del cittadino.
La maggior parte delle imprese locali hanno le capacità tecniche, organizzative e finanziarie, nonché l’esperienza, maturata anche fuori regione, per accollarsi lavori importanti. Il codice di etica diffusa all’interno della nostra associazione è quello di non scavalcare i propri limiti operativi.
Questo in buona sostanza si traduce in “chi è in grado di sostenere uno non può impegnarsi per 100” su cui più volte abbiamo battuto per evitare il diffondersi di esempi negativi che possono nuocere all’intera categoria.
Con le stringenti regole adottate, il rischio di un fallimento nella realizzazione dell’opera verrebbe pagato a carissimo prezzo dall’impresa realizzatrice e da questo non può che scaturirne un vantaggio per chi lavora con le carte in regola.
La linea del rigore infatti è l’unica in grado di garantire le imprese sane e favorire una leale concorrenza.

Proprio in sintonia con gli intenti di questo sistema normativo ci sentiamo oggi di rilanciare, in nome di quella fiducia necessaria già richiamata, con garanzie ulteriori che stiamo predisponendo e che presto illustreremo nel dettaglio. Le regole imposte dal contratto tipo, pur riducendo la flessibilità operativa vigente in condizioni normali, sono per noi un investimento necessario per accelerare l’inizio della ricostruzione ed il realistico raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Vorremmo non leggere più titoli di giornali in cui poche eccezioni di imprese inadempienti sulla riconsegna dei lavori danneggiano la credibilità di un’intera categoria che ha saputo dare con molta professionalità un apporto fondamentale sia nella fase emergenziale, attraverso interventi operativi, sia in quella successiva dei puntellamenti.
Vorremmo noi per primi, a questo punto, conoscere e diffondere i nomi delle ditte ritardatarie che stanno creando disagi ai cittadini. Chiediamo alle strutture competenti di accertare cause e circostanze dei ritardi e di redigere una lista nera nel caso in cui i ritardi non siano giustificabili da ostacoli oggettivi. Questo in ogni caso non toglie l’obbligo morale e tecnico per l’impresa di portare a termine i lavori, anche accollandosi i rischi dei ritardati introiti.
E’ anche questo che intendiamo quando parliamo di coerenza e proporzione fra il peso specifico di un’azienda edile e quello delle opere che va ad aggiudicarsi.

Ora che quasi tutte le regole sono scritte, è necessaria solo una forte accelerazione sui tempi di marcia.
Gli scontri sulle metodologie, sulla necessità o meno dei piani di ricostruzione, giunti a quasi due anni dal sisma, potrebbero diluire ulteriormente i tempi e diffondere sfiducia e rancore nella popolazione.
Nel merito, riteniamo che entrambe le correnti di pensiero sui piani possano coesistere e riteniamo che uno sforzo debba essere fatto da entrambe le parti per farle incontrare in una sintesi pragmatica, evitando le rigidità.
A nostro parere, ed a lume di buon senso, esistono nel centro storico cittadino alcuni comparti che potrebbero essere ottimizzati dal punto di vista urbanistico e sociale all’interno di una riprogrammazione generale. Ma esistono anche fabbricati, e più spesso interi isolati, che per natura, posizione e funzionalità non possono essere oggetto di cambi di cubatura, funzioni o delocalizzazioni. E’ su questi che chiediamo di facilitare l’inizio dei lavori parallelamente alla redazione di un eventuale Piano di Ricostruzione.
Di fatto, questo sta già accadendo spontaneamente con attività che alla spicciolata riaprono in centro aggirando sia la discussione sul piano, che oggi appare gordiana, sia il problema strutturale dei sottoservizi. Si tratta, nel rispetto delle regole, di non frenare gli impulsi spontanei. Tutti abbiamo bisogno di vedere che qualcosa cominci a muoversi e di un termine temporale per ricominciare a credere in una ricostruzione possibile”.


04 Febbraio 2011

Categoria : Economia
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