L’ultimo tango della scandalosa, innocente Marie


(di Carlo Di Stanislao) – E’ morta ieri, a soli 58 anni, dopo essere stata una dei simboli più significativi del cinema ani 70, protagonista dello scandaloso “Ultimo tango a Parigi” e del complesso “Professione reporter”. Ora riposa a Parigi, nel Cimetière du Père-Lachaise. Marie Schneider , ombrosa, minuta, aggressiva e trasgressiva, aveva la recitazione nel sangue e, a soli 18 anni,. si affacciò sul set per inseguire i lavori del padre, l’attore Daniel Gelin (la madre era la modella Marie Christine Schneider), conquistando qualche piccolo ruolo, come “Madly” con Alain Delon o “La tardona” con Philippe Noiret. Venne sostituita dopo un solo giorno sul set di “L’oscuro oggetto del desiderio” (Bunuel, 1977), rifiutò l’attenzione di Tinto Brass (se ne andò da “Caligola” dicendo “sono un’attrice, non una prostituta”) e poi accettò l’offerta di Franco Zeffirelli per interpretare l’istitutrice di “Jane Eyre” (1996). La ricordiamo anche in “Cari genitori” del 1973, in “La derobade – Vita e rabbia di una prostituta parigina” di Daniel Duval e con Beppe Grillo in “Cercasi Gesù” di Luigi Comencini. Nel 1996 produsse un disco-tributo a Lucio Battisti dal titolo Señor Battisti, di cui era anche interprete insieme a Cristiano Malgioglio e nel 2008 , la band belga dEUS ha pubblicato il brano “The Vanishing of Maria Schneider” nell’album Vantage Point, scritto da lei. Ha combattuto a lungo contro il cancro, con quella forza che gli veniva da un carattere indomito e fuori le righe, fino a che il male non l’ha consumata completamente. “È davvero un delitto invecchiare”, diceva lei-Jeanne a Paul-Marlon Brando nel film di Bernardo Bertolucci che l’ha resa immortale e certo Marie non ha avuto il tempo di invecchiare, con una vita sempre al limite e sopra le righe, con amori multipli etero e omosessuali e scelte sempre o quasi sempre scorrette. “La sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla teneramente, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa” ha detto Bernardo Bertolucci che con lei aveva rotto dopo “Ultimo tango a Parigi”, che invece aveva suggellato una amicizia durata fino alla morte fra l’attrice e Marlon Brando. La Schneider, poco tempo dopo aver girato questo film, scomparve e indiscrezioni rivelarono che fosse dipendente dall’eroina. Questo non fu l’unico episodio insolito della sua vita, infatti, nel 1975 abbandonò il set di un lungometraggio ed in seguito si fece ricoverare in un ospedale psichiatrico di Roma per diversi giorni assieme a una donna che descrisse come la sua amante. Noi la ricorderemo sempre, fragile e cocciuta, imprevedibile e tenerissima, attraversare, in mille fogge, con una sensualità rozza ed involontaria, lo schermo ideale dei nostri cuori. A rivedere oggi la sua scandalosa interpretazione di “Ultimo tango a Parigi”, si vede bene che, dopo più di trent’anni, ciò che resta e la sua interpretazione, che ha permesso al film di non essere un melanconico, ossessivo monologo di Brando e che è grazie a lei che Bertolucci, in vena di imitare Truffaut, riesce a non essere travolto dal grande attore americano.


04 Febbraio 2011

Categoria : Cultura
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