Dopodomani, mentre il mondo impazza


(di Carlo Di Stanislao) – La risposta di Bersani è arrivata ieri sera ed è stata negativa. “Noi siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità ma lui deve fare un passo indietro e togliere dall’imbarazzo se stesso e il Paese”, ha detto il segretario del Pd in relazione alla lettera di Berlusconi che, pertanto, è stata di fatto definita irricevibile, anche perché, come dichiarato su l’Unità in una intervista a Simone Collini, lui, Berlusconi, secondo Bersani, “ha avuto tre anni per fare ciò di cui parla e non lo ha fatto. In Parlamento sono andati avanti a colpi di decreti e voti di fiducia, senza mai affrontare i veri problemi del Paese, mentre tutte le nostre proposte sono state respinte. E ora che è in difficoltà pensa di uscirne così? Se lo scordi. Il suo tempo è scaduto, deve soltanto dimettersi”. Questa risposta è stata definita sul Giornale arrogante ed insultante, mentre, al contempo, la mossa del Cav viene apprezzata come un contributo autentico rivolto ai bisogni del Paese. Il premier con questa mossa, dice Nicola Porro sul giornale della famiglia Berlusconi, ha inchiodato la sua agenda politica a degli impegni precisi. Le liberalizzazioni non hanno un costo fiscale: sono pura volontà politica. Non c’è alibi che tenga, a questo punto, nel non farle. Il giorno fatidico per Berlusconi sarà di nuovo, come accaduto alcune settimane fa, giovedì, con il voto sul federalismo e quello, in diretta televisiva, sulla possibilità di “perquisire” locali a lui riconducibili, nelle indagini che lo vedono coinvolto per prostituzione minorile. Quella sul federalismo e’ per la Lega “la partita della vita” e se giovedi’ il federalismo non passera’ si tornera’ alle urne, come ha già affermato in una intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, secondo il quale “c’e’ uno scontro tra le istituzioni dal quale si deve uscire al piu’ presto per far ripartire l’attivita’ di governo”. E, come dicevamo, sempre dopodomani, la Camera voterà sulla richiesta dei pm di essere autorizzati a perquisire gli uffici del deputato Silvio Berlusconi, uffici nei quali lavora il suo contabile Giuseppe Spinelli, mentre nuove rivelazioni trapelano su conti “indirizzati” ai trastulli con escort e riconducibili a premier, pubblicati anche oggi sulla stampa. Come scrivono su Repubblica Pietro Colaprico e Giuseppe D’Avanzo, le carte che il Paese sta leggendo lasciano “il re nudo” e lo spettacolo inquieta. Berlusconi è come sorpreso in piena luce nella sua sbalorditiva vulnerabilità, dimentica di ogni responsabilità pubblica; colto in una sexual compulsivity che nessuno dei suoi prossimi o complici ha né la voglia né la convenienza di contenere. Lo stato delle cose dovrebbe consigliare al capo del governo prudenza, misura, oculatezza. Se non per custodire il decoro e l’onore del suo incarico, per proteggere se stesso, per tenersi lontano dal gorgo che lo sta annientando. E, sempre secondo Repubblica, sarebbe piena di sorprese e nomi inaspettati la lista segreta di coloro che nel corso del 2010 hanno beneficiato dell’aiuto economico “diretto” di Silvio Berlusconi, tramite il conto bancario gestito dall’ormai famoso ragionier Spinelli. Oltre a Nicole Minetti, di cui già molto si sapeva, i movimenti bancari racconterebbero ben altro, a partire dalle varie figure femminili che sono state associate alla vita, non solo privata, del premier. Ed è proprio questo “follow the money”, come si dice in gergo, che potrebbe portare i pm milanesi a presentare, forse già entro questo fine settimana, la richiesta di giudizio immediato per il presidente del consiglio al gip Cristina Di Censo. Dalle intercettazioni e confessioni più o meno dirette (come l’interrogatorio della Minetti di domenica scorsa), ai dati di un conto del Monte dei Paschi di Siena, la vicenda si infittisce ed involgarisce, con lo spuntare, a sorpresa, di versamenti che avrebbero, sempre secondo la tesi accusatoria, lo scopo di pagare ragazze che di fatto svolgevano il ruolo di prostitute. Fino a oggi, erano scoperti i versamenti diretti del Cavaliere ad Alessandra Sarcinelli, destinataria di oltre 130mila euro con la causale “Prestito infruttifero” ed ora anche l’esponente regionale del Pdl è chiamata a spiegare il motivo di quel flusso di denaro, mentre emerge la possibilità che fosse lei l’organizzatrice dei festini di Arcore. Vedremo come andranno le cose giovedì, ma è comunque un peccato che Berlusconi possa cadere per uno scandalo (anche se reiterato) sessuale e non per il suo fallimento politico, che, come scrive sul Riformista Myrta Merlino, ha portato l’Italia verso una crescita zero, con giovani schiantati da prospettive inesistenti e vecchi oppressi dall’idea che con i loro redditi dovranno mantenere un numero sempre crescente di figli e nipoti. Ciò che vorremo è un dibattito politico attraverso cui dimostrare ai molti che ancora lo considerano il meglio possibile per noi, che Berlusconi, oltre ai ripetuti assalti televisivi contro le “toghe eversive”, con alle spalle la bandiera tricolore, per ricacciare al mittente l’accusa di aver fatto della casa di Arcore un casino o giù di lì, non solo non ha mantenuto le promesse elettorali, ma non ha davvero sviluppato alcuna strategia politica. E strategie politiche non ne sono emerse in alcun modo in tre anni di governo, tanto che, di là da inficimenti, la prima proposta politica vera viene da un sopravvissuto della Prima Repubblica (Giuliano Amato) e da un riservatissimo banchiere cattolico (Pellegrino Capaldo), circa una patrimoniale da applicare ai grandi redditi, rispedita al mittente da Berlusconi e che invece, di là dagli effetti economici, sarebbe un grosso segnale etico e politico assieme per l’intero Paese. Per rendersi conto di ciò, alzando un po’ lo sguardo oltre il fango melmoso e stagnante di questi giorni, basterebbe la folgorante riflessione del sociologo Domenico De Masi sull’ineguaglianza nel mondo in cui viviamo: “Oggi una mucca da latte in Europa riceve un sussidio di 913 dollari mentre un abitante dell’Africa subsahariana ne riceve solo 8”. Un confronto che ci aiuta a capire anche cosa accade nei paesi dell’Africa bagnati dal Mediterraneo. Lì, in Tunisia, in Egitto, in Algeria, fino allo Yemen, la pentola a pressione delle disuguaglianze è esplosa e manda in frantumi regimi trentennali. Ma il fatto è che non solo per loro, ma per l’interno del Paese si fa nulla per ridurre la forbice tra le élites facoltose e tutti gli altri e per strategie che sblocchino i posti di lavoro per i giovani, regalando all’Italia di domani almeno una prospettiva. E non si può dire che l’ottusità di questa politica che non guarda a chi sta peggio, riguardi tutto il mondo. Berlusconi si vanta di avere credito e respiro internazionale ma sono i fatti, anche in questo caso, a smentirlo. David Cameron, che guida un Inghilterra provata dall’impoverimento del ceto medio a seguito della crisi, Dominique Strauss- Kahn, che schiera il suo Fondo monetario alla ricerca di un nuovo equilibrio planetario e soprattutto Warren Buffet, il secondo uomo più ricco d’America, che porta avanti in patria una crociata per aumentare la tassa di successione, stanno a dirci che quando il paese soffre chi ha di più, chi sta meglio è chiamato a fare la sua parte. Il governo Berlusconi, invece, blocca la patrimoniale, non colpisce l’evasione ad alto livello e si preoccupa solo di perdurare, mentre tutt’attorno a noi il mondo, dall’Egitto all’Albania, impazza, soprattutto a causa di politiche basate su singoli tornaconti ed acuite disuguaglianze.


01 Febbraio 2011

Categoria : Politica
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