Ancora morte e paura a Perugia
(di Carlo Di Stanislao) – Il corpo di Elisa Benedetti, la studentessa venticinquenne di Città di Castello, scomparsa nella notte tra sabato e domenica a Perugia, dopo una notte di “baldoria” con un’amica e quattro nordafricani, rimasta coinvolta in un incidente stradale con la stessa l’amica, allontanandosi, poi, inspiegabilmente da sola e che aveva chiamato più volte i carabinieri, raccontando di essere stata violentata e chiedendo aiuto; è stato ritrovato privo di vita in un bosco nei pressi di Civitella Benazzone, a nord del capoluogo, vicino a un laghetto artificiale, a pochi chilometri dal torrente vicino al quale è stata ritrovata, domenica mattina, l’auto su cui viaggiava. Il corpo è stato trovato con del fango addosso, completamente vestito (pare che la giovane si fosse tolta solo un maglione) e disteso a ridosso di un argine. Non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione il medico legale Annamaria Verdelli, che lo ha esaminato all’obitorio dell’ospedale S.Maria della Misericordia di Perugia, ivi trasportato, in elicottero, alle 14 oggi. Lo scorso autunno, a causa di un male incurabile, Elisa aveva perso la madre e da allora era tornata a vivere insieme al fidanzato nella casa del padre Osvaldo “Elisa era una ragazza eccezionale, se non ci credete chiedetelo a chi lavorava con lei”, ha dichiarato lo zio Benedetto, l’unico a parlare con i giornalisti. La defunta avrebbe effettuato una serie di chiamate al 112 intorno all’una di sabato notte, ma non con il suo telefonino, bensì con quello dell’amica 27 enne, proprietaria dell’auto con cui Elisa era giunta nel bosco ed avuto un incidente. Da quanto si apprende, quindi, Elisa aveva con sé due telefoni. Il primo rimasto scarico nell’auto e rinvenuto dalle forze dell’ordine, il secondo, quello dell’amica, portato invece con sé ed impiegato per chiedere aiuto ai carabinieri, spostandosi, ma da sola, nel bosco. L’amica della ragazza sarebbe stata di nuovo ascoltata stamani dalle forze dell’ordine, che vogliono verificare fino in fondo la veridicità delle sue affermazioni. E tornano paure e sospetti su Perugia, come ai tempi del delitto Meredith, immaginando una sorta di vestibolo infernale fatto di festini e violenze inusitate. Così, già ora, timidamente, si comincia a rimormorare, come già accadde nel 2007, che Perugia è una città con tassi di presenza straniera preoccupanti, simili a quelli di alcune realtà del Nord, come Brescia e che fra gli extracomunitari si annidano personaggi pericolosi: spacciatori, terroristi e quant’altro e che il lassismo della sinistra di governo ha favorito tutto ciò, in nome di un buonismo peloso che non giova davvero a nessuno. Ma Perugia la conosciamo, per averla frequentata da studenti e dopo, da semi-umbri, con madre derutina. E non crediamo che sia diversa da molte altre città di provincia e il pericolo vero, per una delle più belle e più vivibili città d’Italia, colta e sicura, è la trasformazione mediatica in luogo pericoloso per incapacità e per eccesso di demagogia. Già Baldo degli Ubaldi, eletto a simbolo della cultura universitaria di Perugia, aveva avvertito di non credere nella ferocia di chi, con frasi di fuoco, getta discredito su intere società e categorie, censurando e castigando negli altri, i lati oscuri che scopre nascosti nella propria anima. Baldo, giurista del ius commune e uno dei maggiori esponenti della scuola dei Commentatori, autore dei commenti a tutte le parti del Corpus Iuris Civilis (la grande compliazione di Giustiniano), della Lectura sulle Decretali di Gregorio IX (diritto canonico), dell’esegesi della Pace di Costanza e dei Libri Feudorum, di vari scritti in materia processuale; insegna a guardare con lucidità ai fatti, senza impeti dettati dalle emozioni momentanee e stando alla sostanza dei fatti che, nel caso di Perugia, depongono per una città colta, cosmopolita e non più pericolosa di molti altri luoghi d’Italia.
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