Opinioni – Ricostruzione: vale la pena di discuterne?
(di Giampaolo Ceci) – Quale lettura dare alle vicende che si susseguono per la ricostruzione aquilana? Come verrà letto questo periodo tra qualche decennio? Quali i giudizi sul Governo, sul Commissario e sui sindaci delle giunte dei comuni terremotati. Quale giudizio sulla struttura tecnica di missione, costituita subito dopo il sisma, che avrebbe dovuto rappresentare il nucleo operativo pulsante di iniziative attorno al quale organizzare la ricostruzione aquilana? Come verrà ricordato, Cialente, Chiodi, Fontana, Bertolaso e Berlusconi? Cosa si penserà allora degli aquilani del 2011?
Tra una ventina di anni ci sarà del materiale per discuterne nelle tavole rotonde organizzate in occasione del prossimo sisma disastroso che purtroppo, prima o poi, colpirà tristemente qualche altra zona del nostro paese “ballerino”.
Tutti i politici di allora si cimenteranno nelle loro valutazioni (di parte) anche su quanto accaduto qui in questi anni e diranno: ”Attenti a non fare come è stato fatto all’Aquila!” oppure, speriamo diranno, magari per giustificare i probabili ritardi che anche allora ci potrebbero essere: ” Anche nel terremoto abruzzese le cose sono iniziate a rilento ma poi…. avete visto come sono partite a razzo!”
Tutto probabilmente sarà inserito in un diverso contesto che distorcerà quanto qui veramente accaduto.
Noi invece sappiamo quale clima c’è, sappiamo che i ritardi non sembrano certo inseriti in un quadro preparatorio pensato ed organizzato per una partenza a razzo. Si aspetta solo…. così… quasi che le cose si potessero aggiustare da sole come fa una ferita dolorosa.
Inspiegabilmente, neppure nelle sedi istituzionali locali, mi pare si faccia alcuna analisi politica approfondita di quanto sta accadendo e su come invertire la tendenza. Due anni di tentennamenti sono troppi anche per i più pazienti.
Perché non si sono ancora individuati i motivi veri della lentezza della ricostruzione? Perché non si sono ancora rimosse le cause? Chi sono i responsabili di questi incredibili ritardi?
L’analisi dei progetti è lenta? Si diano direttive per sveltirla! La legislazione è troppo farraginosa? Si promulghino ordinanze per semplificarla! C’è il dubbio che vi possano essere infiltrazioni mafiose e la corruzione avanzi anche ai massimi livelli? Si vari un sistema efficace di controlli che fermi il temuto fenomeno alla radice o almeno si diano segnali forti di tali volontà! I puntelli sono stati una scelta sbagliata? Si fermi l’inutile scempio della città!
Perché la spinta incazzereccia delle carriole si è fermata e tutto sembra avvolto in un esasperante fatalismo? Forse che la motivazione della protesta è stata strumentalizzata o era rivolta ad altre finalità? La si riprenda allora con altri comitati meno schierati, si dia una risposta tangibile a Calderoli e a tutti gli altri Italiani che pensano che gli Aquilani siano incapaci di organizzarsi e mirino solo ai soldi pubblici, altrimenti implicitamente si ammette che ha ragione lui!
Perché gli aquilani non riescono a fare un corpo unico come in passati antichi e gloriosi?
Forse manca un leader fuori dai partiti che sappia farsi interprete delle speranze della gente? Troppo legati quelli attuali ai partiti di riferimento? Allora, se ci sono ancora in città “forze” in grado di organizzarsi, si attivino, diano segnali di vita, se non altro per dimostrare che in città ancora ci sono persone pensanti che sanno proporre e non solo polemizzare contro tutti.
La lentezza è colpa della mancanza di risorse, dall’incapacità di elaborare progetti da sottoporre agli organi demandati a finanziarli? È colpa dell’inerzia del commissario o della Struttura tecnica di missione che manca di progettualità? Colpa dei problemi che sono troppo complessi? O è colpa del carattere degli Abruzzesi che non sanno rimboccarsi le maniche e aspettano supinamente che altri gli risolvono i problemi?
Io non mi addentrerei troppo sulle motivazioni e mi fermerei più semplicemente ai fatti. Dopo due anni, non c’è un progetto di sviluppo, tutto è confuso, non ci sono regole, anche i garanti della legalità fanno carte false per affidare appalti senza gara o addirittura per ottenere vantaggi personali dal sisma sfruttando la loro posizione, tanto sono sicuri di qualsiasi impunità.
Eppure le esperienze da cui attingere esperienze non mancano. Il Friuli, il Belice, l’Irpinia, l’Umbria e le Marche.
È noto a tutti che la ricostruzione delle case ad esempio non possono essere il fine della ricostruzione. Le case sono servite da sempre per dare ricovero a chi vive e lavora in zona. Senza lavoro non ci sono motivi per restare in un territorio. I Friulano lo hanno capito subito. Prima le fabbriche e poi le case era il loro motto. Anche gli Umbri, prima delle case hanno restaurato prima la chiesa di S Francesco di Assisi per attirare i turisti. Perché quindi accanirsi sulla ricostruzione delle case senza porsi il problema della prospettiva lavorativa di queste zone?
Non credo continuerò a scrivere ancora per molto. Temo sia semplicemente inutile, sia perché probabilmente nessuno legge quanto scrivo, sia perché purtroppo inizio a credere che non ne valga neppure la pena.
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