d’Annunzio: 31.000 iscritti, 6.000 matricole
Chieti – SITUAZIONE POSITIVA MA MOMENTO DIFFICILE – Cita una poesia di Francesca Castellino sul concetto di ‘Patria’ Franco Cuccurullo, Rettore dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, nella foto, nel dichiarare oggi aperto l’Anno Accademico 2010-2011. “Una poesia che –racconta- in prima elementare, a Bologna, le suore grigie del convento di via Galliera mi fecero studiare. La imparai una sera del 1949 con i miei genitori, mentre fuori nevicava. Davvero un bel ricordo!”.
Una citazione non casuale, che trova la sua motivazione in un altro passaggio di Franco Cuccurullo nella sua relazione: “ritengo doveroso ricordare che da alcune settimane sono iniziate le celebrazioni per i 150 anni dell’unificazione del nostro Paese. Il Risorgimento Italiano ha rappresentato un’epoca gloriosa e decisiva: grazie a figure straordinarie come Mazzini, Cavour, Garibaldi e al sacrificio di tante vite, si è giunti alla proclamazione dell’Unità d’Italia. Da non sottovalutare anche l’aspetto dell’unità linguistica che, in breve tempo, portò all’affermarsi della lingua nazionale unitaria scritta e parlata”.
Il richiamo all’Unità d’Italia è tutt’altro che formale, è quasi una spinta ad andare avanti, in un momento molto difficile per le Università italiane: “Questa inaugurazione avviene in un momento del tutto particolare, all’indomani dell’approvazione di una riforma che darà il via a una serie di cambiamenti destinati ad incidere profondamente sull’assetto dell’Università.
E proprio in coerenza con le disposizioni previste nel testo della Riforma, il 24 gennaio, gli organi di governo dell’Ateneo, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, hanno varato la Commissione cui è affidato il compito di emanare il nuovo Statuto”.
I dati dell’Università di Chieti-Pescara si confermano positivi. Aiutandosi con le diapositive, Cuccurullo li ha così riepilogati: “Nell’arco di dieci anni, prendendo a riferimento il 31 gennaio 2000, il 31 gennaio 2005, il 31 gennaio 2010 e il 31 gennaio 2011, (anche se per quest’ultimo i dati non sono ancora definitivi), gli studenti iscritti alla G. d’Annunzio passano dai 17.990 iniziali, ai 27.300 del 31 gennaio 2005, raggiungendo i 30.775 del 2010 e i 31.257 a fine gennaio del 2011, con un incremento del 42,4%. Gli immatricolati, che al 31 gennaio 2000 erano 3.456, nel 2005 salgono a 5.777, per raggiungere le 5.574 unità nel 2010 e sfondare il tetto delle 6000 unità al 31 gennaio 2011 con un incremento complessivo del 42,53%”.
Ma, a fronte del positivo trend di aumento degli iscritti, non è positivo l’andamento dei finanziamenti: “Voglio ricordare che, per l’Ud’A, l’assegnazione definitiva del 2009 è stata di € 88.979.002 e quella provvisoria del 2010 di € 82.229.820 perdita complessiva di oltre € 6.000.000, cui si aggiungerà l’ulteriore decurtazione prevista per il 2011, che dovrebbe essere la più dolorosa. Tutto ciò –è sempre Cuccurullo che parla-ha reso particolarmente complessa la messa a punto del bilancio preventivo per il 2011, anche perché i dati degli esercizi 2009 e 2010 sono stati comunicati dal MIUR solo alla fine del mese di dicembre 2010 e nulla si sa ancora della dotazione del FFO per il 2011 (la cui conoscenza sarebbe stata essenziale ai fini della modulazione del bilancio preventivo per l’esercizio in corso).
Su questo inaccettabile ritardo, il 12 gennaio scorso il Consiglio Universitario Nazionale ha trasmesso al Ministro una mozione, con la quale richiede l’immediato avvio del processo di definizione e distribuzione del FFO 2011, entro il prossimo 31 marzo.
Risulta evidente che l’aumento della domanda formativa deve essere bilanciato da un adeguato aumento del numero di docenti, il che comporta, inevitabilmente, un maggior impegno finanziario per l’Ateneo”.
Ma proprio la questione “docenti” diventa particolarmente critica nel momento attuale. Cuccurullo fotografa così la situazione: “Per ogni quiescenza, il 50% dell’importo liberato viene riassorbito a livello centrale e solo il 50% residuo può essere utilizzato per il reclutamento sostitutivo, ma nel rispetto di vincoli ben precisi: il 60%, infatti, deve essere finalizzato all’assunzione di ricercatori, il 30% al reclutamento di associati e personale tecnico amministrativo e un misero 10% al reclutamento di ordinari.
Esemplifico: dei 100.000 euro resi disponibili dalla quiescenza di un professore ordinario, 50.000 euro vengono riassorbiti, 30.000 destinati al reclutamento dei ricercatori, 15.000 al reclutamento di associati e personale tecnico-amministrativo e non più di 5.000 al reclutamento di ordinari.
Il persistere di questo impianto modificherà in maniera rilevante i rapporti numerici tra ricercatori, associati e ordinari, traducendosi in un numero di ricercatori che, a regime, dovrebbe raggiungere il 60% del totale del corpo docente.
È bene ricordare che questi nuovi ricercatori, in linea con l’attuale normativa, andranno ad assumere una posizione a tempo determinato, poco incentivante perché mal remunerata e gravata dal rischio terribile di rimanere senza lavoro alla scadenza del contratto”.
Lo spettro del precariato aleggia dunque nel futuro delle Università italiane, se soltanto si considera il rapporto tra ordinari e ricercatori, che, plasticamente, Cuccurullo rende così: “Gli ordinari dovrebbero assestarsi intorno al 10% del totale (forse al 20% in un prossimo futuro), mentre gli associati e il personale tecnico-amministrativo si assesteranno al 30%.
In sostanza, ribadisco, prevarrà di gran lunga il numero dei ricercatori precari, mentre il numero di associati, ordinari e personale amministrativo calerà in maniera drammatica. Le garanzie di progressione verticale saranno quindi molto modeste e c’è seriamente da temere che tutto ciò finisca per favorire un esodo di massa dagli Atenei”.
Tra le luci e le ombre della riforma universitaria, Cuccurullo punta il dito sui meccanismi concorsuali: “C’e da riflettere sul cambiamento della modalità di reclutamento dei docenti, che introduce nella gestione dei concorsi il conseguimento di una idoneità nazionale, affidata a commissioni estratte a sorte. È evidente che affidarsi alla dea bendata non significa necessariamente garantire l’imparzialità e neppure la qualità e l’equità del giudizio sui candidati, soprattutto se l’asticella per conseguire l’idoneità verrà posizionata ad un livello troppo basso.
Inoltre, affidare la composizione delle commissioni ad un meccanismo estrattivo, senza istituire un albo di qualità dei commissari, potrebbe creare situazioni di imbarazzo, laddove la qualità scientifica di chi è chiamato a giudicare risultasse, paradossalmente, inferiore a quella dei candidati”. Un paradosso che potrebbe diventare presto realtà con effetti tutti da verificare.
La tradizionale Onorificienza “Ordine della Minerva” quest’anno è stata conferita a Domenico Silvestri, professore ordinario di Glottologia Linguistica presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e a Sergio Dompé, Presidente di Farmindustria e della omonima azienda farmaceutica. La prolusione sul tema “L’idea di Roma e la genesi del sentimento nazionale” l’ha tenuta Giulio Firpo, Ordinario di Storia Romana. Miriam Trubiani, in rappresentanza del personale amministrativo e tecnico e Raffaele Lo Russo, in rappresentanza degli studenti, sono intervenuti prima della proiezione del video “Teate Marrucinorum” di Luciano Paesani. La cerimonia si è conclusa con l’esibizione del Centro Musicologico di Ateneo.
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