Moroni, gasdotto dannoso e inutile
L’Aquila – “La Snam ha diffuso comunicazioni false e fuorvianti per giustificare un’opera, quella del gasdotto, dannosa e inutile per le popolazioni. La verità è che il nostro territorio sosterrà i costi ambientali ed economici delle ambizioni della Snam”.
Queste le dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente del Comune dell’Aquila e presidente del Coordinamento interregionale antigasdotto Alfredo Moroni (nella foto).
“La Snam continua a giustificare il suo progetto – ha proseguito Moroni – come opera strategica. I fatti, però, dicono il contrario. Attualmente il fabbisogno di gas in Italia è di circa 85 miliardi di metri cubi l’anno, mentre le infrastrutture esistenti hanno una capacità ben superiore, pari cioè a 107 miliardi di metri cubi annui. Allora, viene da chiedersi, a cosa serve quest’opera? La risposta la fornisce la stessa Snam in un articolo del Sole24ore, in cui l’amministratore delegato Malacarne spiega che la società ha come obiettivo prioritario quello di rafforzare il suo ruolo di hub, cioè rivendita del gas a Paesi terzi, in particolare nel centro Europa. Per questo, precisa nell’articolo, “è necessario potenziare le capacità di trasporto lungo le dorsali”. Ecco dunque chiarito – ha dichiarato ancora l’assessore – a cosa serve il grande metanodotto. Gli enormi guadagni della Snam verranno, in pratica, coperti e sostenuti dalle comunità dell’Appennino, che pagheranno un prezzo altissimo in termini ambientali e sociali. La scelta di realizzare il metanodotto sull’asse appenninico è, infatti, dettata solo da ragioni economiche, poiché le spese di servitù del passaggio sono più basse rispetto alla costa”.
Moroni si sofferma poi nuovamente sui problemi in termini ambientali e di rischio sismico, anche a nome degli oltre quaranta Comuni dell’Abruzzo, Umbria, Marche, Lazio, Emilia Romagna, e Molise interessati dal passaggio dell’infrastruttura. “La stessa Commissione di valutazione impatto ambientale (VIA), che ha esaminato il progetto – ha affermato l’assessore – sottolinea la pericolosità legata all’altissimo rischio sismico dei territori attraversati dal gasdotto, soprattutto dal momento che infrastrutture simili possono esplodere anche per un modesto movimento del terreno, come avvenuto, per esempio, a Tarsia, in Calabria, nel febbraio dello scorso anno. Il tracciato coincide, inoltre, con numerosissime aree protette che insistono su vari parchi naturali e, in particolare, con il territorio del progetto “Appennino Parco d’Europa”, il più importante programma di sistema avviato nel nostro Paese. Sarebbero inoltre devastanti, lo ricordo, le alterazioni paesaggistiche, poiché il metanodotto attraverserebbe numerosi fiumi, modificandone l’alveo e le sponde. Basti pensare che solo il fiume Savio, in Emilia, verrebbe attraversato oltre 20 volte. Ingenti sarebbero anche gli effetti economici di tale disastro che porterebbe, ad esempio, alla distruzione di moltissime tartufaie in Umbria e nelle Marche, patria del famoso tartufo bianco pregiato, che vede il pesarese come zona di primaria importanza, insieme con le Langhe piemontesi”.
“Quanto alla centrale di compressione prevista a Sulmona – ha proseguito Moroni – non solo sorgerà in un’area di elevatissima sismicità, in prossimità della faglia attiva del Monte Morrone, ma provocherebbe emissioni di polveri sottili che, tanto più in ragione delle caratteristiche orografiche e meteorologiche della zona, favorirebbero la concentrazione di sostanze inquinanti. Per questa ragione – conclude Moroni – proseguiremo decisi la nostra mobilitazione e non consentiremo violazioni al nostro territorio perpetuate da questi nuovi colonizzatori, che pretendono anche di prenderci in giro raccontando falsità che, peraltro, si possono sbugiardare facilmente”.
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