Quello sì un allarme inascoltato


L’Aquila – Dunque diversi anni fa un’indagine termografica dell’Università dell’Aquila su 40 edifici storici e monumentali evidenzò vistosamente i rischi che gli edifici correvano: lesioni invisibili, spaccature, crepe, punti di possibile cedimento in caso di forti terremoti. Che arrivarono il 9 aprile 2009 e misero ko tutte le chiese e una quantità di altri edifici, inclusi tutti quelli sottoposti all’indagine mediante infrarossi. Lo apprendiamo oggi dal convegno sulla termografia. Come vogliamo chiamare questa rivelazione? Il più clamoroso degli allarmi inascoltati. Non c’è dubbio. L’indagine risale a pochi anni orsono, e forse non si sarebbe potuto consolidare tutti gli edifici: sarebbe mancato il tempo per farlo. Certo che nessuna istituzione, nessuna autorità di quelle preposte alla tutela del patrimonio e della nostra pelle di cittadini, provò neppure ad alzare un dito. Non c’è dubbio neppure su questo. Quell’allarme restò nel cassetto, come una platonica esercitazione di capacità scientifica. Non se ne parlò, nè l’Università fece molto perchè se ne parlasse. Qualche articolo sui giornali, magari, e qualche foto. Poi dimenticatoio e silenzio. Nel frattempo, le faglie sismiche si caricavano e si approssimavano a produrre il terremoto, come è inevitabile. Oggi, tra le macerie, torniamo a parlare di termografia. E tutto, domani, sarà nuovamente ammantato di silenzio e opportunistico oscuramento. In attesa del prossimo evento, dopo il quale, se qualcuno sarà ancora vivo, potenti di turno si esibiranno in future passerelle per spiegarci quanto saranno stati bravi. Così va il mondo. Non ci piace per niente. No, davvero no.



26 Gennaio 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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