Aeroporto, che storia penosa
(di Gianfranco Colacito) – Vogliamo supporre che tutti oggi si stiano dando da fare per riaprire e far funzionare l’aeroporto dell’Aquila? Supponiamolo. Vogliamo escludere che qualcuno dorma indisturbati sonni istituzionali sul problema? Supponiamolo. Vogliamo ritenere che chi è delegato ad agire, Arduini, agisca in buona fede e con dedizione devota? Riteniamolo. Ebbene, la storia dello scalo aereo finito ingloriosamente sbarrato, è tuttavia una brutta storia. Penosa. Travalica la storica inettitudine aquilana a risolvere i problemi, anzichè arricchire l’archivio delle incompiute. Supera tutto ciò che non va, dall’ultimo marciapiede scassato e sporco di feci canine, alla metropolitana, tanto per sguazzare in un grande arco temporale. Per l’aeroporto, si è scelto da due anni di raccontare balle, fanfaronare e sproloquiare parlando di milioni e di piste che nemmeno a Heathrow… Si sono strombazzate balle per prendere per i fondelli una città , che ridotta com’è, avrebbe bisogno di dosi da cavallo di fiducia e incoraggiamento. Di ben altro e ben altri. La grande parata del G8 servì almeno a fare strade e ponti, altrimenti avremmo avuto un sentiero da capre con i rovi come strada dell’aeroporto per altri decenni. Poi, subentrò il consueto nulla aquilano, aggravato però da bugie, pasticci nascosti, sotterfugi e livori verso chi osava parlare dell’argomento. Tutto ciò descrive il peggioramento della città , a cominciare dalle sue istituzioni, che incapaci sono sempre state, ma infide e capziose, non erano mai apparse. Che peccato volersi ridurre così in basso.
Non c'è ancora nessun commento.