Accademia Immagine, appello di Lucci
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – C’E’ IL MODO PER SALVARLA E DARLE UN FUTURO – (Nelle foto Lucci con Di Caprio e Moretti, e la sede ora distrutta dell’Accademia aquilana) - E’ una creatura flebile e febbrile, che vive come la fiamma di una candela, l’Accademia dell’Immagine che Gabriele Lucci, uomo di cinema dai tempi del Cineclub aquilano, mise in piedi tanto tempo fa. Oggi Lucci lancia un appello, che è accorato come quello di un padre per il figlio in pericolo: “Non lasciamola morire, non estinguiamo ciò che di bello e buono L’Aquila degli anni 70 ha saputo costruire, raggiungendo l’apprezzamento e la stima del mondo del cinema, da Hollywood a Cinecittà . In quegli anni in città nacquero grandi iniziative culturali, che facevano della nostra la città del cinema, del teatro, della musica, delle rassegne artistiche, dei dibattiti e della cultura autentica”.
Lucci vive a lavora a Milano, dove da molti anni si occupa di una grande collana editoriale della Mondadori. Libri di cinema, preziose pubblicazioni che girano il mondo. E quindi anche importanti amicizie, visite e partecipazione sui grandi set del cinema, incontri entusiasmanti, tra i quali ricorda con ammirazione quello con Clint Eastwood, a Los Angeles. “Un uomo eccezionale, affabile, garbato, disposto ad ascoltare”.
Dall’Accademia dell’Immagine si è appartato già da anni. L’ha lasciata alla città , che non ha mai mostrato autentico interesse, l’ha trascurata, fino al dramma del terremoto del 2009, che ha devastato la sede. Ma non smette di viverne le vicende, di “esserci” in ogni occasione, di assisterla con le sue esperienze, ma anche grazie ai tanti amici del cinema. I quali, con Massimo Ghini e Paola Cortellesi, e tanti altri, hanno raccolto nel doposisma una ingente somma. Dall’America un altro amico, il grande attore Tom Hanks, ha rastrellato 100.000 dolari per l’Accademia. C’è l’attenzione di una quantità di uomini dello spettacolo, intellettuali, che con Lucci hanno rapporti e tramite Lucci hanno a cuore l’Accademia. Non altrettanto accade qui in Abruzzo e a L’Aquila. Tanto che Lucci amaramente dice: “Se sono io il problema, mi faccio da parte. In 35 anni ho dato le migliori energie, ma la politica pare non darsene per intesa. E’ così indifferente… Mi pare qualche volta di andare in auto contromano in autostrada, tanti sono gli ostacoli e i pericoli. E allora uno si chiede: sono di troppo?”.
Prima del sisma, l’Accademia aveva già problemi e debiti. Fu ideato un piano per rimetterla in sesto, approvato dalla Carispaq, che si dichiarò disponibile. Il plafond per l’Accademia è sempre stato esiguo, i sostegni scarsi e in ritardo. Il rilievo culturale dell’istituzione fu capito molto di più in Italia e all’estero, che a L’Aquila e in Abruzzo. Il 6 aprile è mancata la sede. Il decreto Bertolaso prevedeva aiuti ad altre istituzioni, non all’Accademia: e le autorità aquilane? Non si fecero sentire. Lucci promosse allora incontri e confronti, anche con politici (Ermanno Giorgi e Roberto Riga), e il CNR eseguì rilievi geognostici e sopralluoghi (consulenza gratuita), ritenendo possibile un progetto antisismico sui 5.000 metri della sede. Carispaq sempre disponibile, con autentica vocazione culturale per la città . Al sindaco Lucci disse: “Mettiamo in agenda la ricostruzione della sede, così tornerà anche una garanzia reale per la banca, e la città avrà anche uno spazio culturale in più”. Tornerebbe agibile anche il cinema Massimo, che non ha grandi danni.
I 450.000 euro donati dal mondo del cinema (che Lucci ha raccolto pazientemente girando tutta Italia e la Svizzera) possono essere usati anche per la sede. “Sono disponibili – dice Lucci – ma a patto che l’Accademia prosegua l’attività . E’ il terzo anno che soltanto la Provincia eroga il proprio contributo di 20.000 euro. Gli altri niente di niente. La Scuola nazionale di cinema propose una convenzione, ma a patto che esistessero sostegni locali. Non se n’è fatto nulla”.
E la Regione?
“Chiodi ha sempre dichiarato buone intenzioni, giurato apprezzamento per l’istituzione, davanti ad autorità ed esperti”. Ma l’Accademia è in rantolo comatoso. Per Lucci, questi i punti fondamentali: il nome da conservare, sede a L’Aquila, posti di lavoro garantiti. “Chiodi si disse d’accordo” sottolinea Lucci. Ma l’Accademia è ansimante, strappa la sopravvivenza con i denti.
“Possibile che tutto ciò che abbiamo creato debba finire in pezzi? Possibile che l’Abruzzo e L’Aquila lascino annegare l’unica accademia del genere in Italia? Non voglio crederci, mi darò ancora da fare, userò conoscenze e amicizie. Ma se dò fastidio, me lo dicano, resto a Milano” conclude Lucci. Speriamo che l’appello serva, ma con lucida consapevolezza, ricordiamo che altri appelli non sono serviti. E che la cultura, da queste parti, è spesso (non sempre) il viatico verso incarichi, prebende, spillamento di denaro pubblico. Succube, purtroppo, della politica incolta e arraffona. “Ho fatto testamento – ci confida Lucci – anche se solo per previdenza. Lascerò tutti i miei libri all’Accademia e alla Lanterna Magica, di cui si occupa quel geniale galantuomo di Carlo Di Stanislao. Ce ne fossero altri come lui…”.
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