Romeo & Giulietta al teatro


L’Aquila – Da diverse stagioni in tournée nei maggiori teatri d’Italia, “Romeo & Giulietta – nati sotto contraria stella”, è un’operazione di ri-scrittura curata dal regista Leo Muscato e azzeccata, a conferma, come scriveva Italo Calvino, che un classico è tale perchè non smette mai di dirci quello che ha da dire. Ma solo quando è intelligente l’approccio, riuscendo a dimostrare come, nonostante l’inadeguatezza (voluta) della scenografia, dell’attrezzeria, degli stessi protagonisti, quel testo sia sempre tragico e commovente.
La pièce approda finalmente a L’Aquila, il 20 e il 21 gennaio, al Ridotto del Teatro Comunale, proposta dall’ATAM, nell’ambito della stagione teatrale organizzata dal TSA in collaborazione con l’ATAM. Nel più autentico spirito elisabettiano, solo uomini interpretano più parti. Un gruppo eterogeneo (l’unica cosa che li unisce è il non essere adatti alle parti assegnate) di comici girovaghi mette in scena il dramma, mescolando vicende personali, solidarietà ed invidie, alle battute. All’inizio sembra che lo scopo sia destrutturare il testo, più che riscriverlo, farlo a pezzi. La vicenda è raccontata in modo divertente, con garbo ed ironia ed il plot è assolutamente riconoscibile. Non mancano gli agganci con il presente, quando il mini-attore Ernesto Mahieux (già visto nello splendido film “L’imbalsamatore” di Matteo Garrone) si scoccia e se ne va dicendo “L’ha fatto un tenore, non lo posso fare io che sono un basso” (evidente il riferimento ai fatti scaligeri); oppure nei panni di madonna Capuleti, mamma di Giulietta, lo stesso agogna il matrimonio della figlia con un Della Scala, perchè a lei la scala serve. Infatti la prima parte dello spettacolo ha più il gusto della battuta immediata e sembra scivolare verso la parodia. Poi all’improvviso tutto cambia. Giulietta ha il tutù come una ballerina di Degas e le alucce come le bambine alle recite scolastiche, ma veste la maglietta della salute ed esibisce la barba bianca, segno della non giovane età di chi la interpreta, un bravissimo Ruggero Dondi. Questa Giulietta non si separa mai dall’ombrellino di plastica rossa (che ricorda la strehleriana protagonista di “Giorni felici”), è così romantica, così estraniata, così convincente e languida, in tale simbiosi e al tempo stesso sideralmente lontana da quello che la circonda, da essere dolorosamente viva e penetrante nel cuore. Grazie a lei tutto diviene suggestione, la balia, Romeo, i Capuleti, i Montecchi e gli altri E quella scena fatta di tutto e di niente, come il lenzuolo che diventa balcone. A testimoniare che il teatro è fatto di idee e di parole. Non di monnezza. Il filo della narrazione è l’accompagnamento musicale che spazia da Mozart (Don Giovanni) alla colonna sonora de “Il tempo delle mele” (Reality, per il primo incontro dei due innamorati, struggente) a tanto altro ancora suonato. Uno spettacolo ironico e garbato che incide però nell’anima degli spettatori oltre l’immediata risata. Questa ri-scrittura di Giulietta e Romeo coglie nel segno, riesce a farci guardare dentro, a metterci di fronte a noi stessi, ci costringe a un esame di coscienza mai soddisfacente, con lucidità e potenza, come un coltello che incide la carne.
Lo spettacolo sarà poi a Pratola Peligna, il 22 gennaio, nell’ambito del circuito teatrale ATAM.


18 Gennaio 2011

Categoria : Cultura
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