Così non si va avanti
Errori, note che si accavallano, annunci menzogneri (perchè non sono seguiti da fatti), comunicati imprecisi e incompleti; ordini e contrordini: il nervosismo gioca brutti scherzi, il lavoro da fare spesso è enorme, le persone chiamate a farlo sovente non ne sono capaci, più spesso scaldano sedie e tavoli, oppure si gingillano con le tastiere del computer. Che pochi sanno usare. Questi giorni di fine anno, all’avvicinarsi di mille scadenze perentorie quanto assurde, tutti sembrano aver perso la calma necessaria nei momenti difficili. Confusione, ansia, nervosismo peggiorano le cose. Lassismo e voglia di non fare, fingendo di fare, sono micidiali.
Vittime di tali situazioni sono i cittadini. Con la differenza che i cittadini terremotati sono anche loro fragili, consumati, nervosi, spesso aggressivi e facili all’ira. L’altra faccia dell’inefficienza, infatti, sono i destinatari di tale inefficienza.
In momenti così, la prima cosa da fare è avere pazienza, dare una mano se si può, tollerare. Ma fino ad un certo punto, altrimenti si sfascia tutto. Chi non è all’altezza del suo compito, deve essere accantonato e sostituito. Magari rispedito dove si è fatto raccomandare. Errori, ritardi, inettitudini, non si tollerano in questo momento. E nessuno deve pensare di godersi il Natale non facendo nulla o raggranellando ferie arretrate: uffici vuoti e persone assenti non potranno essere accettati. Certo, così come ci troviamo, non andiamo avanti di un passo. Mostri gli attributi chi li ha. Un discorso, il nostro, che stride enormemente con la voglia di nulla e di bizantinismi che aleggia in Comune, dove la politica peggiore ha ripreso il sopravvento e l’interrogativo amletico
è: Cialente dentro, Ciolente fuori? Hanno aspettato il momento peggiore, le scadenze, l’estrema necessità di un comandante, per tentare di affondare la nave in balìa dei flutti. Non potevano pensarci a luglio?
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