Il suicidio Thales Alenia


I grandi manager di Thales Alenia, Finmeccanica, Selex si staranno chiedendo, per ora allibiti e silenziosi, se L’Aquila sia una città di folli, di gente irrimediabilmente colpita nelle facoltà mentali dal terremoto. Infatti, L’Aquila sta facendo di tutto per perdere i nuovi stabilimenti da 50 milioni (450 posti di lavoro qualificati) a suo tempo destinati (con l’ingente investimento) nel suo territorio. Gli stabilimenti c’erano, il terremoto li ha sconquassati e ora si è deciso di costruirne di nuovi, pare nell’area di Pile. Pare.
Infatti, da queste parti la follia è tale e tanta che non se ne sa nulla. Nè esattamente dove saranno ubicati, nè – soprattutto – quando saranno rese disponibili le vaste aree necessarie. I mesi passano, l’inverno incalza, la città langue e manifesta, innalza striscioni, piange, si proclama non doma, enuncia fiere intenzioni bellicose. Ma non si accorge che le poche, pochissime concretezze di questo drammatico post-sisma stanno sfumando. Infatti, nella manifestazione del 20, nessuno ha protestato perchè a Thales Alenia, Finmeccanica e Selex sono state praticamente sbattute le porte in faccia. Politica e burocrazia stanno annullando la pratica: semplicemente, non si cava un ragno dal buco. Nessuno capisce, o in modo criminale fa finta di non capire, che ai grandi investitori sarebbe facile trovare un’area altrove e insediarsi. Comodamente e senza allucinanti ritardi o nefaste inerzie aquilane. Questo è il vero dramma del dopo-sisma: l’aquilanità che non riesce a morire, neppure in una città che a molti appare già deceduta. Sperando che non lo sia davvero e fino in fondo.



22 Novembre 2010

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.