Non siano arroganti
La Protezione civile, per bocca di Bertolaso, ha detto in sostanza alla Procura aquilana: “Fate ciò che la gente vuole che facciate”. Per molti è una frase acida e offensiva, secondo noi invece è una gratificazione per il capo della Procura il magistrato che ha indagato i vertici della commissione grandi rischi. Che a L’Aquila non vide rischi, cinque giorni prima del terremoto finale. La frase denota una certa dose di arroganza, e vorrebbe essere graffiante. Invece è, appunto, solo arrogante. La Procura ha ricevuto denunce ed esposti di privati cittadini e di legali qualificati come l’avv. Valentini.
Chiedevano, questi cittadini, di verificare se la commissione avesse agito correttamente e legalmente. Sono stati spulciati pacchi di carte, documenti e riscontri, e interrogati testimoni. Per i magistrati, c’è quanto basta per un’azione penale. Tutto ciò significa adeguarsi a ciò che si enuncia in ogni
sentenza: “In nome del popolo italiano…”. I magistrati Rossini e Picuti hanno compiuto il loro lavoro come tutori della legalità , come autorità invocate dal popolo e come uomini coraggiosi e retti. Se a rimanere coinvolti sono i soloni della Protezione civile e della scienza (un po’ discutibile, almeno stavolta), pazienza. Non siano arroganti, ma accettino di rispondere ad un giudice e soprattutto alla città ferita che conta i suoi morti, le sue rovine, il suo feroce tracollo in pochi secondi. Sarebbe bastato poco: semplicemente dire “niente previsioni, ma il rischio è alto, chi vuole si metta al sicuro”. Se il terremoto non si può prevedere, non si può neppure dire che non ci sarà . Un po’
più di umiltà da parte di tutti, se non altro in nome di quei 308 morti, E anche di una città cancellata dalla storia, che manca a tutti i suoi 72.000 abitanti, e anche a tanti altri. Manca e mancherà , specie a chi non la rivedrà mai più.
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