Fitti d’oro, e incassi di platino


Dicono i ben informati che almeno 5.000 persone se ne sono andate dall’Aquila e dal cratere, in silenzio e decise ad un’emigrazione tanto inattesa, specie ad una certa età, quanto definitiva. Nessuno tornerà indietro, perchè se si cambia città, i primi mesi sono duri, ma poi ti abitui e non te ne vai più. Del resto, che senso ha a quaranta o cinquant’anni cambiare residenza, vita, conoscenti, abitudini, ritmi? Se uno lo fa, è per sempre.
Tra i motivi che spingono gli esuli altrove, ci sono senza dubbio i fitti esorbitanti che vengono richiesti per negozi, locali, attività commerciali. Si ha notizia di un barista che ha lasciato il suo locale, perchè gli sono stati chiesti 5.500 – 6.000 euro al mese per potervi restare. Naturalmente, parte in nero. Se i fitti sono d’oro, gli incassi debbono essere di platino, altrimenti i conti non tornano. Si dovrebbe quindi supporre che l’area terremotata sia benestante e gaudente. E che ad andarsene via siano stati coloro che non sono tali. Ma anche che il tessuto sociale aquilano va sfilacciandosi inesorabilmente, va impoverendosi e riducendosi. Purtroppo, ai pochi allarmi diffusi su questo argomento, nessun politico risponde: o non sanno cosa rispondere, oppure non gliene frega niente. E siamo di nuovo nella disgregazione collettiva, perchè quando un corpo è vivo, reagisce. Quando è morto, o morente, resta inerte ad aspettare che si compia l’inevitabile, La resa.



16 Maggio 2010

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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